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Message  Roseau Jeu 23 Mai - 22:47

Le Nord de l'Italie "au bord du précipice économique" (Confindustria)
http://www.romandie.com/news/n/ItalieLe_Nord_de_l_Italie_au_bord_du_prpice_nomique_Confindustria_RP_230520131339-26-361755.asp
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Italie - Page 7 Empty Non au Pacte de l’austérité !

Message  Roseau Sam 25 Mai - 0:51

par Sinistra Critica
http://www.avanti4.be/actualite/article/italie-non-au-pacte-de-l-austerite
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Italie - Page 7 Empty Les metallos dans la rue

Message  Roseau Sam 25 Mai - 23:13

http://npa2009.org/node/37346
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Italie - Page 7 Empty Aux origines de la crise poitique

Message  Roseau Jeu 30 Mai - 3:14

http://npa2009.org/node/37392
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Message  Copas Jeu 30 Mai - 10:25

Les militants, et proches, de l'extrème gauche française ont toujours du mal à être informés des débats en Italie qui marquent une espérance de recomposition dans le chaos de la gauche italienne.

Quelques liens sur les sites qui parlent des remous qui existent :

http://www.ilmegafonoquotidiano.it/
http://perunmovimentoanticapitalista.wordpress.com/
http://sinistrainparlamento.blogspot.fr/
http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/la-crisi-della-sinistra-%C3%A8-anche-la-crisi-del-sindacato
http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/ri-costruire-non-ricomporre-una-sinistra-che-non-c%C3%A8-pi%C3%B9
http://www.ilmegafonoquotidiano.it/news/un-nuovo-progetto-politico-anticapitalista

Il fut un temps où les débats de la gauche révolutionnaire italienne irriguaient la gauche révolutionnaire européenne.
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Message  Copas Jeu 30 Mai - 21:05

Les sites qu'on peut voir :

http://www.pane-rose.it/
http://www.coordinamentorsu.it/
http://www.precaria.org/
http://www.ilmegafonoquotidiano.it/

Pour le dernier site, se pencher sur le kit de San Precario, indispensable...
http://kit.sanprecario.info/
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Message  Roseau Jeu 6 Juin - 16:25

Un accord entre patronat et appareils syndicaux qui vise les salarié·e·s et délégués syndicaux de lutte
http://www.europe-solidaire.org/spip.php?article28856
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Message  Copas Dim 9 Juin - 11:23

Le congrès de l'USB en Italie s'est ouvert sur un hommage à Clément assassiné par les fascistes à Paris. Les éléments importants de prime abord sont les délégations (du PAME à la CGTP, de Solidaires à la FSM, etc) qui indiquent déjà un déplacement, une reconnaissance et une insertion de l'USB dans le mouvement ouvrier international.
http://confederazione.usb.it/index.php?id=542

Sur l'accord honteux signé par l'UIL, la CISL et la CGIL sur la représentativité qui lie les mains du droit de grève des travailleurs.
( voir là, en français : http://www.avanti4.be/actualite/article/italie-non-au-pacte-de-l-austerite ). Cet accord est une arme de guerre contre les syndicats de base et l'auto-organisation des travailleurs au moment où l'état italien mène de grandes attaques contre les travailleurs et le jeunesse .

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Message  Copas Dim 23 Juin - 9:24

Grosse promenade à Rome des confs réformistes
Une mobilisation montrant l'existence de forces importantes mais qui n' s'enserrent dans aucune stratégie réelle pour faire plier et reculer le gouvernement de la bourgeoisie (et pour cause).









Heureusement qu'il reste les modena city ramblers, mais c'était quelques jours avant

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Message  sylvestre Ven 2 Aoû - 11:14

Giovanni Tiso : Berlusconi’s guilty sentence: all you need to know
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Message  branruz Ven 16 Aoû - 19:24

qui en sait plus sur la scission de Sinistra Critica?

"Lo scioglimento di Sinistra Critica [modifica sorgente]

Il 30 luglio 2013, constatata l'esistenza di due aree politiche interne con strategie differenti, il partito decide di sciogliersi[24]. A seguito dello scioglimento della formazione nascono due nuove organizzazioni per raccoglierne l'eredità: Sinistra Anticapitalista formata da Franco Turigliatto e Solidarietà Internazionalista formata da Gigi Malabarba e Piero Maestri[25]."

branruz

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Message  Copas Ven 16 Aoû - 21:09

Paf !

Sinistra Critica n'existe plus .

Voilà j'ai trouvé ça sur il megafono...

La separazione di Sinistra Critica
http://ilmegafonoquotidiano.it/news/la-separazione-di-sinistra-critica
L'organizzazione in quanto tale non esiste più. Sul sito una lettera che spiega i motivi dello scioglimento e "i nuovi inizi" con due progetti diversi. Una prova delle difficoltà a sinistra, di cui si prende atto con onestà. Senza però proporre la ritirata

Non è un addio o una ritirata. La lettera con cui Sinistra Critica annuncia il proprio scioglimento si intitola “nuovi inizi”, per dare il senso della volontà di impegnarsi ancora. Ma l'organizzazione che è nata da una scissione di Rifondazione comunista nel 2007 e che poi ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 con un dignitoso – per una piccola formazione di estrema sinistra – 0,5 per cento da oggi non esiste più. I motivi sono spiegati nel documento che campeggia sul sito nazionale, ora congelato, e che ora rinvia a due nuovi progetti, Sinistra anticapitalista e Solidarietà Internazionalista.

“Nell’ultima conferenza nazionale di Sinistra Critica si sono confrontate, e alla fine sostanzialmente eguagliate, due posizioni politiche e strategiche tra loro alternative” recita il testo pubblicato che ammette la difficoltà a far combinare, al proprio interno, ipotesi di lavoro, oltre che di analisi della realtà, che all'ultimo congresso dell'organizzazione avevano ottenuto pressoché la stessa percentuale. “Il lavoro degli ultimi sei mesi non ha prodotto significativi passi avanti nella convergenza” e quindi si è preso atto che era meglio dividersi che continuare a confrontarsi senza risultati.

Sinistra Critica rivendica il percorso passato, la battaglia contro la sinistra votata “al compromesso sociale”, contro la deriva governista dell'allora Rifondazione comunista e del suo gruppo dirigente, gran parte ancora in circolazione, a volte con ruoli di primo piano, che allora ottenne una “vittoria di Pirro” visto che la scomparsa della sinistra radicale è oggi un dato di fatto. Ma le difficoltà riguardano tutti, anche le forze anticapitaliste, come si vede in paesi come la Francia, la Germania o la Gran Bretagna. “Non siamo riusciti a costruire un'alternativa forte e credibile alla deriva della sinistra italiana e, nel momento in cui si sono verificati grandi sommovimenti internazionali e modificazioni profonde nel corpo vivo della sinistra politica abbiamo iniziato a maturare, al nostro interno, analisi e progetti diversi per rispondere alla crisi”.

Di fronte a due linee divergenti “avremmo potuto dare vita a una classica contesa, strappandoci reciprocamente consensi, in un faticoso lavoro di interdizione simultanea” o o “anche nascondere le nostre divergenze e 'fare finta' che non fosse successo nulla”: La scelta, si legge, è stata quella di rendere “esplicita e trasparente” la difficoltà e di prendere atto dei cambiamenti in corso. Un atto di sincerità politica, poco consueto nel panorama italiano, che non nasconde le difficoltà e nemmeno le aggira. E, a differenza di tante altre storie di sinistra, nemmeno dà vita a scontri politici distruttivi.

Sinistra critica, quindi, “non esisterà più nel nome e nella simbologia”. Dal suo collettivo militante nascono “altre storie” riassumibili nei due progetti sopra indicati. Uno più tradizionale, legato all'esperienza partitica e impegnato in un processo di ricomposizione delle forze anticapitaliste residue (n particolare nell'esperienza di Ross@), l'altro più aperto alla vita dei movimenti, fondato sulla necessità di ricostruire da capo un progetto alternativo e con un'identità che pur rivendicata è disposta a mettersi in discussione.

Sinistra anticapitalista provvederà alla propria assemblea di fondazione in un seminario che si svolgerà a settembre, a Chianciano, mentre Solidarietà non punta a strutturarsi come forza politica classica ma come associazione di dibattito e approfondimento politico che, insieme alle sperimentazioni sociali che si sono determinate negli ultimi mesi – da Ri-Maflow a Communia, da Rivolta il debito a Ri-make e tante altre (progetti di lavoro tutti autonomi) – lavora per costruire “un’area anticapitalista, ecologista, femminista, internazionalista”.. Nuovi inizi, appunto.


Article terminal sur le site de Sinistra Critica : un nouveau départ
http://sinistracritica.org/

Nuovi inizi

Nell’ultima conferenza nazionale di Sinistra Critica si sono confrontate, e alla fine sostanzialmente eguagliate, due posizioni politiche e strategiche tra loro alternative. Il lavoro degli ultimi sei mesi non ha prodotto significativi passi avanti nella convergenza tra quelle impostazioni che affrontano diversamente nodi analitici e teorici rilevanti e soprattutto si danno progetti di lavoro politico e strumenti di intervento differenti.

Questa difficoltà la viviamo come una nostra debolezza inserita però nella più ampia crisi sociale e politica italiana ed europea. Le forze della sinistra anticapitalista conoscono quasi ovunque una difficoltà materiale e di strategia politica.

Le condizioni obiettive dettate dalla crisi e da quella “lotta di classe” al contrario che i poteri dominanti stanno conducendo da diversi decenni, dovrebbero offrire un terreno privilegiato a forze orientate verso la trasformazione sociale. Ma la realtà materiale indica che non è così: in Francia, in Germania, in Gran Bretagna e in Italia, ad affermarsi è la difficoltà, la scomposizione delle forze ed anche la crisi

Sinistra Critica ha rappresentato un progetto politico che, nel quadro dell’esperienza di Rifondazione comunista, ha puntato ad amalgamare la necessaria rifondazione del pensiero e della pratica marxiste con le energie rese disponibili dai nuovi movimenti sociali e politici. In questo senso ha trovato ispirazione e progetto politico nelle vertenze sociali, nella vita e nelle vicende del movimento operaio, nei movimenti anti-globalizzazione e per la pace, nel nuovo femminismo e nelle lotte dei movimenti lgbt.

Sempre tenendo fermo un orientamento finalizzato alla ricostruzione di una soggettività e di una organizzazione politica anticapitalista, internazionalista, femminista, ecologista.

Questo progetto si è dipanato nel corso degli anni 90 e 2000, nella battaglia politica interna al Prc contro le derive governiste di quel partito, rese evidenti, in particolar modo, con il secondo governo Prodi. Abbiamo cercato di indicare una via d’uscita all’impasse della sinistra, alternativa a quella proposta da Fausto Bertinotti e dal gruppo dirigente di Rifondazione. Quella battaglia, in termini di consenso, non ha avuto l’esito sperato.

Ma i vincitori di quella contesa hanno ottenuto una vittoria di Pirro che presto si è trasformata nella disfatta del partito e risultano tra i principali responsabili della scomparsa della sinistra politica dal panorama italiano.

Restiamo convinti che l’esperienza condotta negli anni, o decenni, trascorsi alle nostre spalle, sia stata giusta. E’ stato giusto contestare in radice la cultura politica dominante della sinistra italiana, derivante dal riformismo togliattiano e dalla vocazione al compromesso sociale. E’ stato giusto denunciare il ruolo nefasto che lo stalinismo ha avuto nella storia del movimento operaio internazionale, battendosi per recuperare “la memoria dei vinti”, le giuste battaglie storiche degli oppositori alla Terza Internazionale. E’ stato giusto lavorare per il rinnovamento culturale del marxismo, recuperando le teorie migliori e la freschezza dell’apparato critico dello stesso Marx contro ogni tentazione di ossificazione. E’ stato giusto battersi contro gli apparati burocratici del movimento operaio, in campo politico e sindacale, rivendicando l’autorganizzazione e il protagonismo operaio come unico viatico per una effettiva emancipazione. E’ stato giusto recuperare il pensiero ecologista come punto nevralgico di un’identità per la nuova sinistra.

Rivendichiamo, in particolare, lo sforzo costante di coniugare, nella nostra concezione della sinistra anticapitalista, il femminismo con il marxismo critico e di fare del protagonismo delle donne un passaggio ineludibile per qualsiasi progetto di trasformazione. E’ stato giusto mantenere la rotta su un progetto di trasformazione rivoluzionaria e socialista della realtà esistente.

Tutto questo non ha impedito anche al nostro progetto di segnare il passo. Non siamo riusciti a costruire una alternativa forte e credibile alla deriva della sinistra italiana e, nel momento in cui si sono verificati grandi sommovimenti internazionali (la crisi) e modificazioni profonde nel corpo vivo della sinistra politica – si pensi alla crisi del Pd, dopo quella di Rifondazione – abbiamo iniziato a maturare, al nostro interno, analisi e progetti diversi per rispondere alla crisi.

La nostra ultima conferenza ci ha consegnato un’organizzazione sostanzialmente divisa a metà su due progetti la cui alternatività si è mostrata evidente con il passare del tempo. La politica, del resto, non può essere confinata alla sola analisi e alla condivisione degli orizzonti di fondo.

Se fosse così non esisterebbero, e non sarebbero esistite, scissioni, divisioni, divaricazioni inconciliabili.

A questo punto avremmo potuto dare vita a una classica contesa, strappandoci reciprocamente consensi, in un faticoso lavoro di interdizione simultanea. Avremmo potuto anche nascondere le nostre divergenze e “fare finta” che non fosse successo nulla dando vita, di fatto, a due correnti separate.

Abbiamo preferito spiegare la nostra situazione, renderla esplicita e trasparente con la presunzione di offrire un altro modo di affrontare la crisi della sinistra.

Con questa lettera noi dichiariamo chiusa l’esperienza politica di Sinistra Critica che quindi da oggi non esisterà più nel nome e nella simbologia. Ma il collettivo militante che questa organizzazione ha rappresentato non si ritira dalle battaglie politiche e sociali: dalle sue “ceneri” nascono altre storie, anzi già operano iniziative e attività articolate e complesse. I suoi e le sue militanti daranno vita, infatti, a progetti diversi, uno che propone una organizzazione politica più che mai orientata a un forte radicamento di classe, l’altro intenzionato a intraprendere, in un’ottica di classe, la strada della promiscuità tra “politico” e “sociale” che cominceranno a vivere pubblicamente nelle prossime settimane e nel mese di settembre.

Abbiamo pensato che invece di dare vita a scontri e recriminazioni fosse più giusto e utile, anche per rispetto alla nostra storia comune, condividere il momento della separazione, rispettando l’impegno di tanti e tante militanti. Speriamo che i due progetti politici che scaturiranno dalla nostra esperienza restino complementari tra loro anche se distinti. Non sappiamo se ci riusciremo ma questa è la nostra intenzione.

Anche per questo abbiamo deciso di garantirci per il futuro uno spirito fraterno dividendo con un accordo comune espresso in uno specifico testo scritto le poche risorse esistenti e garantendo a ciascuno l’operatività politica organizzativa.

In questo nuovo quadro politico organizzativo, insieme ribadiamo, la comune adesione al dibattito, al patrimonio e al progetto politico della corrente Quarta internazionale così come si è andata evolvendo nel tempo e come oggi si presenta nelle sue articolazioni internazionali: dal progetto del Nuovo partito anticapitalista francese, al dibattito latinoamericano fino alle nuove esperienze asiatiche. Un riferimento non dogmatico ma politico, culturale e “in progress”.

Il coordinamento nazionale
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Message  Copas Ven 16 Aoû - 21:53

Les deux organisations résultantes de Sinistra Critica :


- Sinistra anticapitalista ( gauche anticapitaliste)
http://anticapitalista.org/
Italie - Page 7 1111110
Voir là :
Chi siamo http://anticapitalista.org/chi-siamo/
http://anticapitalista.org/2013/07/24/programma-chianciano/
- Solidarité internationaliste
http://solidarietainternazionalista.wordpress.com/
Italie - Page 7 Captur10

Voir là : Chi siamo http://solidarietainternazionalista.wordpress.com/chi-siamo/
Une grosse prime pour de bons traducteurs et l'explication des divergences...
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Message  iztok Dim 18 Aoû - 19:51

Crise et débats dans la gauche radicale en Italie

Piero Maestri 18 août 2013

http://www.avanti4.be/analyses/article/crise-et-debats-dans-la-gauche-radicale-en


L’organisation anticapitaliste italienne « Sinistra Critica » (Gauche critique, section italienne de la IVe Internationale) a décidé de se dissoudre pour donner naissance à deux nouvelles organisations (« Sinistra Anticapitalista » et « Solidarieta Internazionalista »). Lors du dernier congrès de Sinistra Critica, deux projets distincts avaient en effet obtenus 50% des votes chacun, divisant ainsi l’organisation entre deux orientations difficilement conciliables. Les clivages et les discussions qui ont divisé cette organisation de la gauche radicale italienne ne manquent pas d’intérêt pour l’ensemble de la gauche révolutionnaire en Europe et ailleurs, car ils posent une série de questions fondamentales aujourd’hui pour son devenir. Nous publions ci-dessous un article de Piero Maestri, membre de Solidarieta Internazionalista, sur la situation de la gauche radicale italienne et la dissolution de Sinistra Critica. Nous aborderons plus complètement dans un dossier à venir les différents points de vue qui se sont exprimés dans le débat au sein de cette dernière. (Avanti4.be)

Note méthodologique préalable : Nous entendons par « gauche radicale » les sujets politiques qui se trouvent à l’extérieur du périmètre du « centre-gauche » et de l’alliance avec la Partito Democratico (PD, héritier du vieux Parti Communiste italien) et qui se considèrent de la gauche anticapitaliste.

Crises et mutations

L’état dans lequel se trouve actuellement la gauche radicale italienne est probablement le pire qu’elle ait connu depuis les années 80 : faible, extrêmement fragmentée, avec peu d’impact dans les luttes politiques et sociales, exclue de la représentation parlementaire et avec une crise des adhésions militantes. Les raisons de cette situation varient et sont évidement différentes selon les groupes observés.

Parmi ces éléments, ce n’est pas sa faiblesse électorale qui est cause de la crise que connaît la gauche radicale et anticapitaliste italienne : ce n’est au contraire que la conséquence, le dernier acte d’une crise qui a d’autres racines, plus profondes. Il y a des des raisons de type « stratégiques », mais aussi des raisons qui tiennent à l’analyse de la réalité dans laquelle on cherche à affirmer une identité propre.

La question que tous les groupes ou secteurs de la gauche radicale devraient se poser (et qui ne le font pas toujours) est celle de leur efficacité politique et sociale et la nécessité de construire une gauche anticapitaliste adaptée aux temps nouveaux, à la nouvelle composition de la classe, à des formes de politisation et de radicalisation qui ne suivent plus les voies d’une autre époque. C’est une question qui ne concerne pas que la gauche italienne, mais bien toute la gauche européenne (et particulièrement méditerranéenne, au vu des importantes expériences de révolte et de révolutions dans les régions arabes).

En Italie, plusieurs études sociales ont mises en évidence à quel point l’image d’un pays « pacifié » dans lequel il n’y aurait actuellement plus de luttes sociales est profondément erronée. Le pays est au contraire secoué par des centaines de protestations, surtout sur le terrain de la défense territoriale et environnementale, tandis que le nombre d’heures de grèves a augmenté au cours de la dernière année – même s’il s’agit toujours de luttes « défensives » ; de travailleuses et de travailleurs qui cherchent à défendre leur propre poste de travail face à la fermeture de leur entreprise (et, en général, ces luttes n’atteignent pas des résultats positifs, mis à part des « plans sociaux » et des rétributions sociales limitées dans le temps).

Les groupes de la gauche radicale ne jouent pourtant – et c’est là leur problème principal – aucun rôle déterminant dans ces luttes, et même là où ils sont présents (comme dans le Val Susa contre la TAV – train à grande vitesse, NdT) ils ne sont pas capables de donner à ces mobilisations une dimension nationale et un cadre de référence unitaire avec des autres expériences politico-sociales. Même les expériences de syndicalisme indépendant et oppositionnel n’ont pas percé et se retrouvent souvent à botter en touche en contestant (à juste titre) les choix des grands syndicats confédéraux qui ne présentent aucune alternative valable pour les travailleuses et les travailleurs. Mais, surtout, ils n’ont pas la capacité de recomposer sur le plan organisationnel les différentes représentations sociales d’un monde du travail toujours plus fragmenté et traversé par de nouvelles formes de surexploitation - il suffit de penser aux situations pratiquement esclavagistes qui touchent les travailleurs immigrés dans le secteur agricole.

Cette difficulté est aussi une conséquence des limites analytiques de la gauche sur les nouvelles compositions de classes et sur les possibilités de reconstruire une nouvelle conscience de classe et une nouvelle subjectivité – qui ne pourra pas être une simple réédition de la vieille « centralité ouvrière » car elle doit tenir compte des figures nouvelles (travailleurs et travailleuses, précaires, immigré(e)s, travailleurs-euses intérimaires – et en particulier la composante féminine d’un marché du travail qui a maintenu l’exploitation de genre) et des nouveaux paradigmes (en particulier la nécessité de critiquer le modèle productif d’un point de vue écosocialiste, ainsi que la lutte contre le précariat et contre les anciennes et nouvelles discriminations).

Deux projets

Le débat qui a lieu au dernier congrès de Sinistra Critica et par la suite est fondamentalement lié à cette question : quelle chemin prendre pour reconstruire une gauche anticapitaliste en Italie ? Les réponses ont été divergentes – et reflètent une discussion que ne vivait pas uniquement à l’intérieur de l’organisation.

D’un côté, il y a ceux qui estimaient (et estiment) que la réponse consiste à approfondir les caractères « identitaires » d’une organisation « révolutionnaire » et son auto-construction, tout en essayant en même temps de réunir des secteurs éparpillés de la gauche radicale (autant de type politique que de type syndical) afin de donner rapidement vie à un nouveau sujet politique et organisationnel – ou, du moins, à des alliances politiques plus stables.

De l’autre côté, il y a ceux qui pensent qu’il n’est plus suffisant aujourd’hui de continuer à proposer une tradition critique - qui a certainement joué un rôle politique important - et de réunifier le « troupeau éparpillé » de la gauche radicale –, mais qu’il est nécessaire d’entrer dans une période relativement longue d’expérimentations et d’élaborations d’une nouvelle subjectivité, de construction d’espaces ouverts où les différents sujets de la classe pourront s’auto-organiser et se rencontrer pour tester et donner vie à de nouvelles formes de politisations et de radicalisations.

Ce n’est donc pas le refus de l’organisation, mais bien le dépassement de la logique de répétition d’instruments organisationnels inefficaces et peu capables de s’adresser aux secteurs jeunes qui arrivent sur la scène politique et dans un marché du travail qui ne leur donne aucune perspective. Avec comme but de donner vie à un projet politique ouvert, capable d’être à l’intérieur du (ou de susciter le) conflit social en construisant par le bas de nouvelles formes de participation et d’auto-organisation.

En ce sens, la discussion entre les deux ailes de Sinistra Critica – qui ont finalement décidé de déclarer le dépassement de l’organisation pour donner naissance à deux projets différents – ne s’adresse pas seulement à ses militant(e)s, mais concerne l’ensemble de la gauche radicale et anticapitaliste, et pas seulement en Italie.

Traduction française et intertitres pour Avanti4.be : Sylvia Nerina
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Message  iztok Mer 21 Aoû - 20:14

http://www.avanti4.be/debats-theorie-histoire/article/dossier-la-fin-de-sinistra-critica-et-les-defis
Dossier : La fin de Sinistra Critica et les défis de la gauche anticapitaliste

Flavio C., Francesco Locantore, Gigi Malabarba, Gippò Mukendi Ngandu, Piero Maestri, Tatiana Montella 21 août 2013

L’organisation anticapitaliste italienne « Sinistra Critica » (Gauche critique, section italienne de la IVe Internationale) a décidé de se dissoudre pour donner naissance à deux nouvelles organisations (Sinistra Anticapitalista et Solidarieta Internazionalista). Les clivages et les discussions qui ont divisé en deux parts quasiment égales cette organisation de la gauche radicale italienne ne manquent pas d’intérêt pour l’ensemble de la gauche révolutionnaire en Europe et ailleurs, car ils posent une série de questions fondamentales aujourd’hui pour son devenir. Le premier texte de ce dossier est la dernière déclaration commune de Sinistra Critica avant son auto-dissolution. Les trois autres textes ont été rédigés avant cette dissolution et évoquent plus en détail les divergences et les différents points de vue qui se sont exprimés. (Avanti4.be)

Un nouveau départ

Sinistra Critica

Lors du dernier congrès national de Sinistra Critica, deux positions politiques et stratégiques alternatives l’une à l’autre se sont affrontées et se sont substantiellement égalées. Le travail des six derniers mois n’a pas permis d’effectuer des avancées significatives pour faire converger ces différents points de vue qui abordent de manière diverse des questions analytiques et théoriques et qui, surtout, donnent lieu à des projets distincts pour le travail politique, le matériel et les interventions.

Cette difficulté nous apparait comme une faiblesse qui nous est propre, mais elle est aussi ancrée plus largement dans la crise politique et sociale italienne et européenne. Les forces de la gauche anticapitaliste rencontrent partout des difficultés matérielles et de stratégie politique.

Les conditions objectives, qui sont dictées par la crise et par cette « lutte de classe » inversée que les pouvoirs dominants mènent depuis plusieurs décennies, devraient nous offrir un terrain privilégié et faire émerger des forces qui soient orientées vers la transformation sociale. Mais la réalité concrète nous indique que ce n’est pas le cas : en France, en Allemagne, en Grande Bretagne et en Italie, ce qui s’affirme c’est la difficulté, la décomposition des forces et la crise.

Sinistra Critica a incarné un projet politique qui, dans la cadre de l’expérience de Rifondazione Communista (PRC), cherchait à amalgamer une refondation nécessaire de la pensée et de la pratique marxiste avec les énergies rendues disponibles par les nouveaux mouvements sociaux et politiques. En ce sens, nos projets politiques ont été inspirés par les contradictions sociales, par la vie et par les questions qui concernent le mouvement ouvrier, les mouvements anti-globalisation et pour la paix, le nouveau féminisme et les luttes LGBTQ. Et cela en nous maintenant toujours dans une orientation destinée à reconstruire une subjectivité et une organisation politique anticapitaliste, internationaliste, féministe et écologiste.

Se projet s’est érodé entre les années 1990 et 2000, dans la bataille politique interne dans le PRC contre les dérives gouvernementales de ce parti, qui étaient devenues évidentes en particulier pendant le deuxième gouvernement Prodi. Nous avons essayé de trouver une voie pour sortir de l’impasse de la gauche, une voie qui soit alternative à la proposition de Fausto Bertinotti et de la majorité de la direction de Rifondazione. En termes de consensus, cette bataille ne s’est pas terminée de la façon dont nous l’avions espéré.

Mais ceux qui ont gagné ont obtenu une victoire à la Pyrrhus qui s’est rapidement transformée en un effondrement du parti et ils font partie des principaux responsables de la disparition de la gauche politique du panorama italien.

Nous continuons donc à penser que l’expérience que nous avons menée pendant ces années était juste. Il était juste de contester la culture politique dominante de la gauche italienne, dérivée du réformisme de Togliatti (dirigeant historique du Parti Communiste Italien, NdT) et qui avait comme vocation le compromis social. Il était juste de dénoncer le rôle néfaste qu’a joué le stalinisme dans l’histoire du mouvement ouvrier international, en luttant pour récupérer « la mémoire des perdants » et les justes batailles historiques des oppositionnels dans la Troisième Internationale.

Il était juste d’œuvrer à la rénovation culturelle du marxisme, de récupérer les meilleures théories et la fraîcheur de l’appareil critique de Marx lui-même contre toute tentative d’ossifier sa pensée. Il était juste de se battre contre les appareils bureaucratiques du mouvement ouvrier, sur les terrains politiques et syndicaux, de revendiquer l’auto-organisation et l’activité des travailleurs comme seule voie pour une émancipation effective. Il était juste de récupérer la pensée écologiste comme point névralgique d’une identité pour la nouvelle gauche.

Nous revendiquons en particulier l’effort continu pour conjuguer, dans notre conception de la gauche anticapitaliste, le féminisme avec le marxisme critique et pour faire de la participation des femmes un passage obligé pour n’importe quel projet de transformation sociale. Il était juste de tenir le cap sur un projet de transformation révolutionnaire et socialiste de la réalité existante.

Tout cela n’a pas empêché notre propre projet de marquer le pas. Nous avons réussi à construire une alternative forte et crédible face à la dérive de la gauche italienne et, au moment où de grands bouleversements internationaux se sont vérifiés (la crise) ainsi que des modifications profondes dans le vivier de la gauche politique (on pense à la crise du PD, après celle de Rifondazione), nous avons commencé à faire mûrir en interne des analyses et des projets divers pour répondre à la crise.

Notre dernier congrès à montré l’image d’une organisation substantiellement divisée en deux projets dont le caractère alternatif est devenu évident avec le temps. De toute façon, la politique ne peut pas être confinée aux seules analyses et divisions des visions sur le fond. Si c’était le cas, il n’existerait ni scissions, ni divisions, ni changements inconciliables.

Arrivés à ce point, nous aurions pu essayer un compromis classique, en tentant de nous arracher réciproquement des accords avec un laborieux travail de veto réciproque. Nous aurions pu également cacher nos divergences et faire semblant que rien ne s’était passé, donnant ainsi naissance à deux courants internes séparés. Nous avons au contraire préféré expliquer notre situation, la rendre transparente et lui donner la présomption d’offrir une autre façon d’affronter la crise de la gauche.

Par cette lettre nous déclarons que l’expérience politique de Sinistra Critica est terminée et qu’elle n’existera donc plus à partir d’aujourd’hui, ni en nom, ni symboliquement. Mais le collectif militant que représentait cette organisation ne se retire pas des batailles politiques et sociales, au contraire ; de ses cendres naissent deux autres histoires. En fait il y a même déjà des initiatives et des activités articulées et complexes qui sont en cours de réalisation. Ses militant(e)s vont donner naissance à différents projets ; un qui propose une organisation politique plus que jamais orientées vers une forte radicalisation de classe, l’autre qui compte entreprendre, dans une optique de classe, la route de la promiscuité entre le « politique » et le « social ». Les deux commenceront à vivre publiquement pendant les prochaines semaines et le mois de septembre.

Nous n’avons pas voulu donner naissance à des oppositions et à des récriminations et avons estimé qu’il était plus juste et utile, même par rapport à notre histoire commune, de partager ensemble le moment de la séparation en respectant l’implication de tant de militant(e)s. Nous espérons que les deux projets politiques qui vont naître de notre expérience resteront complémentaires, même si ils sont distincts. Nous ne savons pas si nous y arriverons, mais nous en avons l’intention.

C’est pour cela également que nous avons décidé de maintenir pour le futur un esprit de fraternité réciproque en divisant, de par un commun accord exprimé de manière écrite, le peu de ressources existantes pour garantir à chacun une capacité opérationnelle politique et organisationnelle.

Dans ce nouveau cadre politique et organisationnel, nous réaffirmons ensemble, notre adhésion commune aux débats, au patrimoine et au projet politique de la IVe Internationale telle qu’elle a évolué dans le temps et de la manière dont elle se présente aujourd’hui dans ses articulations internationales : du projet du NPA français au débat latino-américain jusqu’aux nouvelles expériences asiatiques. Une référence non pas dogmatique mais politique, culturelle et « in progress ».

La Coordination Nationale de Sinistra Critica

Source : http://sinistracritica.org/
Traduction française pour Avanti4.be : Sylvia Nerina



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Flavio C.

Dans le bilan de la construction de partis anticapitalistes l’expérience italienne est souvent citée, notamment par rapport au rôle et à l’échec du projet du Parti de la Refondation Communiste (PRC). Pour une discussion plus complète et pour un tableau plus précis de la situation il est bon de réfléchir également sur la crise actuelle de la section italienne. Crise de sa direction et crise de perspective. Ces notes visent à contribuer à une meilleure connaissance en particulier au niveau international et n’ont aucune prétention à la vérité absolue.

La crise du projet


L’impasse de Sinistra Critica est le produit de plusieurs facteurs qui se sont cumulés au moment de la sortie du PRC : le non-fonctionnement du projet d’une gauche alternative anticapitaliste, les difficultés matérielles et financières, l’affaiblissement de l’équipe de direction, la crise plus générale du mouvement ouvrier italien. Fondamentalement, cependant, c’est le projet d’une nouvelle gauche anticapitaliste dans le sillage de ce qui a été réalisé en France qui n’a pas fonctionné. Bien sûr, SC est née, existe encore, possède un acquis de militantisme et d’idées, mais la tentative de donner vie à un sujet politique plus large a échoué et son influence dans la société italienne est imperceptible.

En réalité, l’hypothèse sur laquelle nous avons misé en quittant le PRC ne s’est pas vérifiée. Nous pensions que nous avions le temps de consolider Sinistra Critica à la fin de 2007 mais quelques mois plus tard l’Italie a connu des élections législatives anticipées. En particulier, après ces élections, sont apparues les difficultés pratiques du collectif de direction, jusque-là actif à temps plein, et dorénavant obligé de tourner ou de chercher un emploi. Par-dessus tout sont apparues, dans une situation où les perspectives étaient difficiles à définir, des inclinations et des modes de fonctionnements différents, accumulés au fil des années, existant depuis toujours mais jusque-là gérés au sein d’un projet collectif. Cet échec a transformé les différences en divergences difficiles à concilier.

L’échec du PRC

L’échec du PRC n’était pas automatique au moment de sa naissance. Au début des années 90, le PRC était une réponse claire à la tentative du réformisme italien, incarné par le Parti Communiste, de rompre avec la lutte des classes et de se présenter comme la nouvelle gauche libérale, à l’avant-garde de l’évolution de toute la sociale-démocratie européenne. Donner naissance à une « refondation communiste » n’était rien d’autre que perpétuer une perspective de classe en Italie. Ce fut le mérite historique du PRC et c’est la raison de la justesse de notre choix d’alors, dont nous nous revendiquons aujourd’hui encore.

Les coordonnées fondamentales du projet de refondation étaient cependant celles traditionnelles du réformisme de gauche. A la lumière de cette culture politique sous-jacente, ce n’est pas par hasard que le PRC a participé aux deux gouvernements de centre-gauche dirigés par Romano Prodi. En 1998, cependant, il y a eu une rupture entre Bertinotti et le reste de la gauche, rupture qui a duré jusqu’en 2003-2004, et qui a convergé avec le développement du grand mouvement anti-mondialisation (Gênes, Porto Alegre).

Nous avons beaucoup misé sur cette rupture, nous nous sommes alliés avec l’équipe dirigeante du PRC, nous avons eu des responsabilités dans certains domaines du parti. Nous avons cru à ce stade que la reconstruction d’une force anticapitaliste était possible, même si étions clairs sur les différences programmatiques. Nous ne sommes pas faits d’illusions sur l’évolution de la direction du PRC, mais nous avons voulu miser sur les réelles potentialités d’un projet poussé en avant par les événements de la lutte des classes. Nous avons parié sur cette hypothèse et nous nous sommes investis à fond en ce sens en construisant un espace politique fortement engagé à construire la meilleure partie du PRC. Le virage à droite de Bertinotti a pulvérisé tous nos efforts et à partir de ce moment-là, nous nous sommes engagés à rassembler le maximum de résistance possible à l’évolution vers la modération (il convient de noter que, en 2012, Bertinotti s’est « repenti » de ce virage, en avouant publiquement qu’il s’était trompé sur le potentiel du... gouvernement Prodi et en avouant surtout l’hypothèse qu’entre 2001 et 2003 le PRC aurait pu se dissoudre pour construire une nouvelle force politique de la gauche anticapitaliste. Trop tard.).

Cependant, la résistance au sein du PRC au tournant modéré était insuffisante, comme l’ont montré les faits, pour construire un projet alternatif, ou au moins pour ralentir la dérive de ce parti. Il n’y avait pas de forces adéquates dans ce parti et nous n’avons pas tiré de leçon d’ensemble de ce qui s’était passé.

La fin du mouvement ouvrier

Par-dessus tout, nous n’avons pas réfléchi à l’aspect principal, « la fin du mouvement ouvrier » tel que nous l’avons connu durant la deuxième moitié du XXe siècle. La crise de la « classe pour soi » aujourd’hui à des années-lumière des phases glorieuses de l’histoire des luttes prolétariennes. La « fin du mouvement ouvrier » signifie l’affaiblissement des relations de solidarité, la crise verticale de la culture de classe, l’épuisement de la synergie d’ensemble qui a fait du « mouvement ouvrier », une catégorie utile : le réseau de relations entre syndicats, partis politiques, journaux, structures associatives et coopératives, culturelles. Cette crise est profonde et a un aspect auquel nous accordons trop peu d’attention, même au niveau européen : le recul de l’élaboration culturelle et théorique, la perte d’une densité culturelle qui, au contraire, avait posé les prémisses dans les années 60 au grand saut de 68 et des années 70. Reconstruire une force de classe tandis que le mouvement ouvrier accumule des défaites successives a été très compliqué. L’avoir fait sans analyser cette réalité a été crucial.

Ce que nous n’avons pas su faire, donc, c’est maintenir une perspective à long terme sur les tactiques quotidiennes et contingentes auxquelles nous a contraint l’évolution du PRC. Bons dans l’opposition aux virages gouvernementaux, moins dans la construction d’une élaboration politique, ce qui du coup nous a éduqué, avant tout, à un travail de cuisine politique. Nous avons vu à temps le mouvement anti-mondialisation, mais nous n’avons pas lu les changements dans la composition de classe, nous nous sommes confrontés rapidement à l’analyse des nouveautés internationales (sur la théorie de l’Empire nous nous sommes efforcés de construire une contre-position sans enquêter en profondeur) et surtout nous nous sommes entraînés à une course qui n’aurait plus lieu au moins pendant un certain temps : la construction d’un petit parti de la gauche, comme si les conditions objectives du mouvement ouvrier étaient toujours les mêmes. Comme si le cadre était encore celui de la sociale-démocratie classique, le syndicat, les « réformistes et révolutionnaires » du XXe siècle.

Au moment de la rupture avec le PRC, nous avons décidé de poursuivre sur cette route, forts aussi de l’expérience du NPA. Les rapports, toutefois, sont plus complexes, les limites moins claires, le flux de la lutte de classe très chaotique et confus et quand nous avons essayé de rivaliser sur ce plan, nous avons perdu (voir la crise du NPA). Ainsi, nous avons prolongé une situation dangereuse : une phase dans laquelle on perçoit les difficultés à obtenir des résultats et où se développe une sourde frustration. Les difficultés du NPA français sont le reflet d’un problème plus vaste, du moins en Europe.

La fin de la transcroissance

Le problème de savoir comment reconstruire un projet anticapitaliste dans un contexte où les forces sociales sont rares, mais la colère exacerbée reste cependant intact. Et les réponses ne sont pas simples. Nous le voyons avec l’impasse en Europe. La lutte de classe continue continue d’être menée par ses vainqueurs et se fait de plus en plus « brutale », rugueuse, les corps sociaux se retrouvent en contact direct avec la violence de leurs adversaires — qui elle au contraire possède un certain nombre de « corps intermédiaires » et de structures d’hégémonie culturelle, sociale et politique — et sont amenés à donner des réponses improvisées et expérimentales.

C’est ainsi qu’il faut comprendre les expériences en cours comme Occupy ou les Indignés, et peut-être même les révolutions arabes, au moins dans leur phase initiale. Formes primordiales de résistance qui reconstruisent l’alphabet de la protestation depuis le début, en parcourant de nouveau des étapes qui, pour qui a suivi les luttes de classes et les mouvements avec la continuité de son propre militantisme politique, peuvent sembler naïves ou de peu de valeur. Mais qui restent nécessaires.

La reconstruction est en fait un projet que nous n’avons pas exploré et examiné du point de vue de ses difficultés et de ses potentialités. Nous vivons de ce fait une pratique politique hors du temps, qui s’adresse à une réalité qui a changé. Nous construisons une politique de « propagande » sans avoir devant nous des sujets réceptifs, nous avons une idée de l’enracinement social, quand nous en avons un, sans analyse du terrain sur lequel prendre racine ; nous surestimons ce qui reste de la gauche de classe, laquelle, en fait, n’a ni rôle social ni voix dans les conflits actuels.

Au cours de notre discussion deux options profondément divergentes se sont confrontées. La position des camarades qui ont déposé les amendements est la position « traditionnelle » et, à mon avis, consolatrice. L’hypothèse peut être résumée comme suit : « Nous sommes dans les luttes, nous cherchons à faire progresser le mouvement et en attendant nous construisons un sujet centré sur son propre programme jusqu’à ce qu’une« étincelle » fasse éclater les mouvements de masse et que la rencontre entre eux et un proto-parti, petit mais solide, aide à donner naissance à un nouveau parti révolutionnaire. »

C’est l’hypothèse qui m’a été présentée au moment de mon entrée dans la Quatrième Internationale, en 1985. Dans cette optique, il n’y a pas de nouveautés majeures, les difficultés sont liées à la crise générale du mouvement ouvrier au sein duquel il faut œuvrer comme avant, au sein de ses syndicats et de ses structures avec une activité honnête de propagande, en cherchant à renforcer ses positions petit à petit. Une stratégie d’usure et qui de fait nous a usés du point de vue historique. En outre, cette position charrie avec elle des illusions sur la possibilité de « recomposer » ce qui reste des soi-disant avant-gardes « communistes », du PRC en premier lieu, avec une forte projection sur la perspective électorale. Lors d’un congrès où cette ligne a été présentée comme la seule réaliste, elle a plutôt semblé vide et sans portée.

Dans la position que je défends, identifiée comme « néo » et « éclectique », l’idée de base était plutôt de repenser une perspective. Pour une option révolutionnaire en l’absence de conditions révolutionnaires, il est presque indispensable d’avoir un tissu social dans lequel exister. La notion de « fin du mouvement ouvrier » — c’est à dire de la forme « politique » historiquement donnée — est la notion clé. Comme l’écrit Samy Johsua, (avant de donner naissance à la Gauche anticapitaliste, option à mon avis erronée) « pour la première fois la transcroissance nous manque », c’est à dire la possibilité d’avoir un projet dans lequel investir pour faire émerger une subjectivité forte et de masse.

Notre courant a investi dans les années 50 dans l’entrisme comme un moyen de se lier aux masses communistes qui se trouvaient sous l’hégémonie de l’URSS. Il a ensuite accompagné, avec succès, le courant révolutionnaire ouvert par 1968 et qui a conduit à peut-être la période la plus heureuse de sa longue histoire, il a ensuite tenté la voie de la « recomposition » en essayant d’intercepter la désagrégation des partis communistes, et il a enfin inventé l’expression « parti large » pour reconstruire un creuset qui rassemble des secteurs militants variés alternatifs au gouvernement du capitalisme. Toutes ces époques ont produit des acquis importants, des expériences parfois gratifiantes, mais aussi parfois une grande compulsion à répéter l’entreprise éternelle : construire un parti « révolutionnaire » avec une influence de masse. Nous ne pouvons pas prétendre avoir réussi et ce n’est pas un hasard si la Quatrième Internationale elle-même est dans une situation difficile. Mais il était juste d’essayer et il est encore juste de chercher une voie où essayer de nouveau. Mais quelle peut être cette voie aujourd’hui ?

Repartir du 19e siècle

L’orientation doit suivre une intuition jamais approfondie : la phase actuelle ressemble plus aux premiers jours du mouvement ouvrier qu’à sa phase de croissance, plus à la fin du XIXe siècle qu’au XXe siècle. L’accent devrait être mis, par conséquent, sur la construction direct, fût-elle partielle, de nouveaux organes du prolétariat moderne. Des instruments d’organisation directe des figures, anciennes et nouvelles, du travail salarié. En ce sens, la construction d’une « fraction de mouvement » avec l’objectif de construire un sujet politique, mais en sachant que cet objectif a besoin de préconditions et d’étapes intermédiaires. Étapes intermédiaires qui ont besoin de temps pour être construites et donc d’expériences exemplaires de victoires, mais, surtout, d’expériences. En ce sens, nous avons proposé de travailler à construire « un espace anticapitaliste », agrégé autour d’instruments de mouvement, capable de former un canal sur lequel projeter des expériences.

Le projet « parti » doit donc être mis au second plan, pas abandonné — parce qu’un parti sera toujours nécessaire — mais mis en relation dialectique avec le premier niveau. Dans la « manière » dont se reformera un mouvement de classe, s’il se reforme, se construira aussi le parti de demain. La priorité n’est pas la forme du parti, les élections, la propagande électorale, mais les « instruments » d’auto-organisation sociale, les lieux où s’exprime la colère sociale, mais aussi des outils de solidarité sociale de classe, d’entraide, des « casemates » au sens de Gramsci. C’est en ce sens que peut se faire l’analogie avec la fin du dix-neuvième siècle. Il s’agit si l’on veut d’une « retraite stratégique ».

Nous ne pensons pas que la fonction du sujet « parti », c’est-à-dire une organisation politique construite autour d’un projet, ne reprendra pas une fonction déterminante. Il faut toujours donner une perspective à la crise du capitalisme, proposer une alternative, poser, même sous des formes originales, la question d’un nouveau pouvoir démocratique. En ce sens, le projet d’ « espace anticapitaliste » est un projet « léniniste », de consolidation de la conscience politique, et non une concession au mouvementisme. Pour arriver à ce résultat, il est important, tout en cultivant l’organisation de la conscience, même dans des petites structures, de travailler à déterminer les conditions pour redémarrer un cercle vertueux : luttes de masses, instruments autonomes de la classe, constructions par « sauts » d’un projet partidaire.

C’est dans ce sens que l’on peut mieux comprendre l’impact de la question de la « démocratie » dans tous les nouveaux mouvements qui s’organisent. Dans l’élaboration récente, et dans les pratiques de masse, la « démocratie » entrelacée avec le thème, latent, de l’auto-organisation ou, plutôt, de l’autodétermination — outils décisionnels ayant une efficacité — est un élément crucial. La démocratie comme outil permettant d’identifier des éléments de subjectivité sociale autogérée, souvent en opposition latente au système institutionnel dominant s’exprimant habituellement dans la critique de la politique dévoyée dans la critique anti-systémique. Cette tendance a mûri pendant que nous, en sortant du PRC, nous nous sommes concentrés sur le terrain électoral pour donner une visibilité au projet politique.

Une nouvelle Internationale

Dans cette discussion, pour finir, nous ne pouvons pas faire l’économie d’une réflexion de fond sur l’identité. L’identité « trotskyste » ne nous a pas évité les divisions, les critiques, les oppositions. Ceux qui l’ont abandonnée pour embrasser d’autres identités n’ont pas eu de meilleurs résultats. Il faut approfondir ce que nous avons déjà fait : préciser que nos références programmatiques sont très larges, que les cultures du marxisme critique sont diverses entre elles, et que nous récupérons le meilleur de la tradition révolutionnaire.

En ce sens, la dénomination même « Quatrième Internationale » est dépassée sur le plan de la politique, de l’imaginaire, et aussi sur le plan de l’identité. Vraiment, nous avons besoin d’ « ajouter de nouvelles pages à un livre », en partie usé. La numérotation des Internationales appartient à une autre époque et ne parle plus au présent. Ce n’est pas seulement une question de nom, aujourd’hui, nous aurions besoin d’une Internationale des travailleur-ses, une alliance plurielle, en mesure de partager quelques principes de base, comme la Première Internationale, démocratique, avec la pleine autonomie de ses composantes et libre partage des décisions.

Notre courant, s’il veut sortir d’une crise historique, devrait proposer tout d’abord une Internationale de l’anticapitalisme — certes, en donnant certaines conditions de base — et construire une riposte sur le plan international. C’est le moment, en espérant qu’il ne soit pas déjà passé.

Source et traduction française :http://npa2009.org/node/36159


La crise de la gauche radicale italienne et le débat dans Sinistra Critica

Francesco Locantore, Gippò Mukendi Ngandu

La crise de la gauche italienne s’est accélérée depuis un an et demi. Après les manifestations du 15 octobre 2011, qui se sont terminées sur de violentes répressions par la police et un débat dévastateur à propos des organisations à l’initiative, la fragmentation de la gauche radicale et son incapacité à répondre de manière crédible au mécontentement populaire causé par les politiques d’austérité se sont aggravées.

La participation massive de jeunes et d’organisations ouvrières à cette manifestation ouvrait l’espoir d’un début de dynamique de radicalisation similaire à celles que l’on a pu voir grandir dans d’autres pays comme l’Espagne, la Grèce, les Etats-Unis et l’Afrique du Nord. Mais ce n’est pas ce qui s’est passé.

Après deux décennies de berlusconisme (bien que Berlusconi n’ait été au pouvoir « que » pendant 11 ans), l’installation d’un gouvernement technocratique présidé par Mario Monti a été saluée comme une libération par le PD (Parti démocratique, centre-gauche, NdT), mais aussi par la majorité de la presse bourgeoise et par la plupart des syndicats, isolant ainsi les positions du syndicalisme de combat et de la gauche anti-néolibérale. Au Parlement, le PD était le soutien le plus convaincu de ce gouvernement technocratique et la CGIL a tenté par tous les moyens d’empêcher une explosion sociale pendant cette période. Dans ce cadre, le gouvernement Monti a réussi à porter des attaques mortelles aux acquis et aux droits sociaux des travailleurs, sans que cela ne suscite de réactions significatives : en premier lieu la réforme des pensions et l’abolition de l’article 18 (droit d’être réengagé en cas de licenciement abusif) du statut des travailleurs.

Il y a eu de petites exceptions : la manifestation nationale organisée par le Comité NoDebt (en mars et octobre 2012) ; le mouvement des professeurs et étudiants du secondaire en automne, qui a réussi à gagner contre la tentative du gouvernement d’augmenter les heures de travail avec le même salaire, et à arrêter la loi pour l’interdiction des assemblées démocratiques à l’école.

C’est dans ce contexte que s’est développé le débat à l’intérieur de Sinistra Critica (SC), qui a commencé pendant son séminaire de l’automne 2011 et s’est poursuivi avec une longue discussion de congrès entre mars et octobre 2012. Lors de la préparation du troisième congrès du SC, après une longue période difficile pendant laquelle l’organisation a été plutôt cohérente - même si elle comptait quelques différences internes qui n’ont jamais été rendue officielles - un désaccord avec le document majoritaire de la direction sortante s’est exprimé. Cette divergence, née après le débat en coordination nationale, a mené à la préparation de quelques modifications importantes au texte et qui ont été portés par quelques camarades de la direction sortante, puis par une minorité de la coordination nationale.

Durant le débat au congrès, les deux tendances ont obtenus la parité des voix. Le congrès national de septembre 2012 a donc élu une direction composée des deux tendances à nombre égal. Le choix de proposer des amendements au texte de congrès plutôt que de présenter une plateforme alternative était motivé par deux préoccupations. D’une part, mettre en évidence la large convergence d’analyse entre les deux tendances politiques, et minimiser les différentes nuances d’interprétation de la phase sociale et politique. De l’autre côté, le but était de parvenir à définir un cadre permettant à l’organisation de mener à différents projets d’intervention (qui ne sont pas nécessairement contradictoires), et de vérifier la possibilité de synthétiser les différences à la lumière de la lutte des classes dans un avenir proche.

Les deux tendances ont beaucoup de choses en commun : l’analyse de la crise capitaliste ; la conscience du sérieux des attaques contre les acquis et les droits des travailleurs ; la crise démocratique résultant de la déconnexion des institutions par rapport aux besoins sociaux de la majorité de la population ; l’inefficacité d’une réponse éco-réformiste (ce qu’on appelle le « capitalisme vert ») ; le besoin de construire un mouvement large et unitaire contre la crise ; la condamnation du collaborationnisme de la bureaucratie syndicale et l’insuffisance et l’incroyable faiblesse des organisations traditionnelles du mouvement ouvrier. De même, un autre élément d’analyse propre aux deux tendances est le bilan de l’expérience du PRC (Parti de la refondation communiste, NdT) depuis 2007, comme le souligne la contribution au débat sur la construction d’un nouveau parti proposé par Flavio C.

Ce que nous ne partageons pas peut se résumer en deux points :

   1. L’analyse sur « la fin du mouvement ouvrier » et sa conséquence qui est la sous-estimation du rôle des organisations politiques et syndicales encore existantes de la classe ouvrière ;
   2. La dialectique entre la radicalisation et l’auto-organisation des mouvements de masse et la construction du parti révolutionnaire.

1- La question de « la fin du mouvement ouvrier » a longtemps été débattue dans notre congrès et a souvent mené à une incompréhension mutuelle. Les conditions subjectives de la lutte de classe ont dramatiquement changé après la chute de l’URSS, les mutations « génétiques » des partis réformistes en Europe de l’ouest (sociaux-démocrates et communistes), la coopération des grands syndicats dans le saccage de ce que les travailleurs avaient obtenus pendant les années 60 et 70... Ces changements sont importants et ont été longtemps caractérisés comme une « crise du mouvement ouvrier ». Ce n’est donc pas d’aujourd’hui que ces éléments soulignent une toute nouvelle phase de la lutte de classes. Mais dans cette nouvelle phase, les « anciens joueurs » continuent à avoir un rôle central.

Pour revenir aux affaires italiennes, la CGIL continue à organiser un large secteur de travailleurs, et pas uniquement pour assurer des services et des avantages. Dans certains secteurs (métal, écoles, universités), c’est toujours – avec toutes ses contradictions – un point de référence pour ceux qui luttent, pour les travailleurs, les jeunes, les travailleurs précaires et les étudiants.

Sa ligne de subordination à la coalition de centre-gauche a conduit la CGIL à lancer une campagne intitulée « plan de travail », qui contredit son propre labeur au cours des dernières années, afin de convaincre les ouvriers de voter pour cette coalition. Cela n’a pas suffit à endiguer l’hémorragie des votes des travailleurs du PD en faveur du mouvement « Cinque Stelle » (M5S) de Grillo (le Parti démocrate a perdu environ 3,5 millions de voix tandis que le SEL, l’organisation fondée par la tendance de Bertinotti dans le PRC, a à peine obtenu le nombre de voix qu’il avait eu lors du précédant échec électorale). Mais, en même temps, cela ouvre la voie à une bataille interne sur la cohérence et sur l’indépendance du syndicat par rapport au centre-gauche et vers la construction d’un courant de gauche significatif à l’intérieur du plus grand syndicat en Italie.

Comme pour la gauche radicale, ce processus reste fragmenté et difficilement crédible politiquement. La gauche radicale, surtout, n’a pas été capable de présenter des candidats propres aux dernières élections, à l’exception de l’alliance des forces bizarre qui se sont réunies sous le nom de « Rivoluzione Civile » (PRC, PDCI, Les Verts, L’Italie des Valeurs, et une organisation liée au groupe ALDE du Parlement Européen) et sous les auspices du procureur anti-mafia Antonio Ingroia.

Il convient toutefois de souligner que les seules expériences significatives de mouvements sociaux contre l’austérité à l’échelle nationale ont été lancées l’année dernière par des syndicats de gauche, des courants syndicaux internes de gauche et des petites organisations d’extrême gauche, qui se sont rassemblés dans les Comités No Debt. Cette coalition a raté l’occasion de proposer une alternative électorale par en bas, à cause de l’hétérogénéité des forces qui la composaient, mais certaines de ces organisations, y compris Sinistra Critica, ont assisté aux réunions intitulées « Le changement est possible » en décembre 2012 et qui avaient été appelées par « Alba » (une nouvelle formation politique de gauche radicale créé à l’initiative d’intellectuels anciennement proches du PRC).

Le problème de la conscience de classe, qui est à un niveau historiquement bas (la crise de la « classe pour soi ») est à juste titre souligné. Ce niveau de conscience est le produit de décennies de lourdes défaites, de la restauration d’un capitalisme libéral sauvage dans le monde, mais aussi des événements récents qui ont aiguisé les attaques de la bourgeoisie en Europe. En Italie, la PRC a eu une influence négative importante après le mouvement antimondialisation avec son choix de soutenir le second gouvernement Prodi et de collaborer à la mise en œuvre des politiques néolibérales.

La courant de Sinistra Critica en faveur d’un « espace anticapitaliste » considère comme réellement important le potentiel du Mouvement 5S de Beppe Grillo et voit ses résultats électoraux comme une expression de la radicalisation « liquide » (c’est-à-dire sans forme, du moins si on la compare à d’autres formes traditionnelles de radicalisation), sous-estimant le fait que ce résultat vient de l’absence d’une lutte contre l’austérité et les politiques libérales en Italie. En revanche, le résultat électoral italien, dans laquelle aucune proposition politique basé sur l’indépendance de classe n’a vu le jour, et le succès du Mouvement 5S sont l’expression des défaites de la classe pendant ces dernières années.

Le but d’une force révolutionnaire doit être d’intervenir à l’intérieur des secteurs sociaux les plus actifs (par exemple, en Italie au cours des dernières années, parmi les élèves des écoles et des universités, mais aussi les travailleurs temporaires dans les écoles, le mouvement No Tav [1], les travailleurs et les citoyens de Ilva à Tarente [2], le mouvement pour le contrôle public du service de l’eau [3]...), parce qu’ils stimulent la reprise de la lutte de la classe ouvrière. Le mouvement « Occupy » aussi, a essayé de jouer ce rôle aux États-Unis. Il s’agit de redonner courage à des millions de travailleurs et travailleuses qui souffrent des politiques néo-libérales, en montrant l’exemple de la lutte et en arrachant, peut-être, quelques victoires partielles. Pour ce faire, nous pouvons et nous devons nous concentrer sur les secteurs les plus réactifs et combatifs, et soutenir et intervenir même dans les formes les plus embryonnaires de la radicalisation. En même temps, nous devons avoir une politique et une pratique qui permette à nos camarades de parler clairement à tous les travailleurs et travailleuses, « fixes » ou temporaires, aux chômeurs et aux étudiants.

Nous ne pensons pas que les organisations traditionnelles ne jouent plus aucun rôle dans le développement (et possiblement dans l’évolution) de la conscience de classe. En Italie en particulier, les mobilisations les plus importantes des dernières années se sont construites avec comme moteur les organisations que l’on dit « vieilles ».

C’est pourquoi nous préférons continuer à parler de « crise du mouvement ouvrier », sans faire de concessions sur ses faiblesses et en continuant à dénoncer le réformisme et la ligne social-libérale de sa majorité (CGIL, Sel, secteurs du PD), mais tout en sachant que la lutte de classe doit être portée et intégrée dans les syndicats, de façon à rester en contact avec des secteurs importants de travailleurs. Et, parallèlement, en proposant à la partie la plus radicale du mouvement ouvrier (syndicats de gauche, collectifs de travailleurs précaires, organisations politiques de gauche radicale, centres sociaux et collectifs d’étudiants) la tâche commune de reconstruire une gauche de classe (un nouveau mouvement ouvrier), en agissant chacun à un niveau politique dans les mouvements sociaux, en rejetant les politiques néolibérales et l’austérité imposées par les bourgeoisies européennes. En un mot, construire un mouvement unitaire contre la crise.

2- Le second point de divergence concerne la dialectique entre l’auto-organisation des mouvements et la construction de partis révolutionnaires. Nous sommes convaincus qu’il est nécessaire de construire Sinistra Critica pour reconstruire un sujet politique anticapitaliste et révolutionnaire, qui propose une alternative globale au capitalisme patriarcal et qui essaie de centrer le débat dans les mouvements sociaux sur la nécessité d’une révolution sociale et politique.

Même si les conditions pour un tel projet sont encore plus difficiles aujourd’hui que par le passé, nous n’entendons pas renoncer ou reporter ce projet pour des temps meilleurs. Il est nécessaire que les révolutionnaires opèrent sur deux fronts : d’une part, l’intervention dans les mouvements sociaux, en stimulant l’organisation et l’autonomie et en encourageant des expériences plus larges d’auto-organisation, d’autre part, en expliquant aux militants de ces mouvements et aux travailleurs en général la nécessité d’une alternative politique des opprimés pour le dépassement du capitalisme, en cherchant des convergences avec tous ceux qui sont intéressés par cette question en vue de la construction d’une nouvelle gauche anticapitaliste.

Par conséquent, nous devons également intensifier la formation sur le marxisme révolutionnaire, le féminisme, l’écologie, et nous devrions utiliser les outils de propagande politique : un site et un magazine imprimé sur les principaux thèmes du débat politique et le développement de la résistance sociale dans les localités et au niveau national.

Nous ne partageons pas l’idée de garder l’organisation Sinistra Critica « gelée » tout en faisant une intervention dans les mouvements sociaux. Les deux axes de l’organisation politique doivent être mis en pratique en même temps et ils doivent se renforcer mutuellement. Il faut à la fois éviter de courir le risque d’être des militants insignifiants dans une grande organisation, ou, de l’autre côté, de se retrouver dans une organisation sectaire incapable de s’adresser aux opprimés et aux organisations syndicales et politiques qui nous intéressent et qui pourraient jouer un rôle.

Source : http://internationalviewpoint.org/spip.php?article2948
Traduction française pour Avanti4.be : Sylvia Nerina



Reconstruire et non recomposer une gauche qui n’existe pas

Piero Maestri, Gigi Malabarba, Tatiana Montella

Ces derniers jours se sont multipliés des appels à rassembler une gauche fragmentée. Nous pensons par contre que des « fronts » abstraits ne sont pas utiles. Il faut au contraire construire des espaces de politisation et d’expérimentations sociales à partir desquelles pourront naître de nouvelles subjectivités politiques.

La gauche de classe, celle qui est anticapitaliste et celle qui ne l’est pas, fait face à un échec historique, héritage des erreurs de ces dernières décennies. Ce qui se passe, c’est une convulsion énorme, mise en évidence par les élections de février dernier, mais qui plonge ses racines dans l’histoire plus ou moins récente. La disparition de dirigeants comme Achille Occhetto (dernier secrétaire général du Parti Communiste Italie, NdT) ou Fausto Bertinotti (principal dirigeant du Parti de la Refondation Communiste, NdT) de la scène politique n’est que le révélateur d’une crise plus profonde.

C’est la gauche italienne, en tant que telle, qui atteint le dernier « redde rationem » [4]. La séparation entre Bersani et Renzi (candidats aux élections primaires pour diriger le Parti Démocratique) en est un indicateur et les tentatives comme celle du ministre Fabrizio Barca soulignent que des tentatives de replâtrage sont encore mises sur la table aujourd’hui.

Quand nous avons parlé de « la fin du mouvement ouvrier » tel qu’il s’était construit au XXe siècle, nous ne pensions pas que les faits allaient nous donner si rapidement raison. Nous avons braqué nos regards sur les convulsions du syndicalisme de concertation sans nous rendre compte de la magnitude du tremblement de terre politique et social auquel nous sommes confrontés. L’échec de la gauche italienne est étourdissant. Toute la ligne des « compatibilités » [5] menées à bien depuis 1976 jusqu’à aujourd’hui a produit défaites après défaites et elles ont été payées par les positions plus radicales. La pulvérisation politique a mené à la déconnexion de toute base sociale. L’enracinement dans les lieux significatifs de l’appartenance de classe n’est plus qu’un souvenir. Et cette division a affecté la gauche dite radicale, Rifondazione communista, mais affecte aujourd’hui le PD (Parti Démocrate) lui-même et son syndicat.

Face à cette situation, recommencer requiert un mélange d’humilité et d’ambition. Une « lente impatience ». De fait, il est nécessaire de commencer à partir des fondements, de reconstruire le processus d’alphabétisation politique, de construire des identités fondées sur l’étymologie de la transformation. Nous avons défini cela comme « un retour à la Première Internationale », à l’aube du mouvement ouvrier, quand le meilleur de la pensée marxiste cherchait la construction d’« institutions » propres et autonomes du mouvement ouvrier.

La mise en route d’expériences comme « Occupy Maflow » [6] à Milan ou « Communia » [7] à Rome indique - bien que partiellement -, cette volonté. La réappropriation d’espaces non seulement pour affronter la crise ou réaffirmer la primauté des rapports sociaux sur les privatisations, mais aussi pour reposer la question de l’aide mutuelle, de l’autogestion, d’une perspective politique et économique « en dehors du marché », capable de s’opposer au capitalisme moderne.

Ce sont des indices qui signalent une nouvelle subjectivité à la hauteur des temps à venir. Une nouvelle subjectivité ne se construit pas en termes nostalgiques et de consolation, ou simplement en réaffirmant les certitudes du passé, mais seulement en les insérant dans le temps présent. La gauche à venir ne pourra surgir que d’une lente et significative accumulation d’expériences comme celles-ci ou d’autres similaires.

Ces derniers jours se sont multipliés les appels, les réunions, les prises de position qui se proposent explicitement comme objectif de rassembler une gauche fragmentée (une gauche qui irait jusqu’à inclure le PD lui-même). Tout en respectant l’effort de discussion proposé par certains de ces documents, nous ne sommes pas convaincus par les perspectives de « recomposition » d’un sujet politique sur base d’alliances abstraites entre des forces politico-syndicales qui ne vont pas plus loin d’un impossible Syriza italien ou qui croient suffisant de transférer une pratique syndicale (qui doit être repensée) dans le domaine politique.

Nous sommes convaincus que le schéma traditionnel selon lequel on construit d’abord un noyau politico-idéologique et qu’ensuite celui-ci se cimente avec les luttes ne nous fera pas beaucoup progresser. Ce qui nous intéresse, par contre, c’est d’ouvrir de nouveaux espaces de politisation, aujourd’hui nécessairement hybrides, parfois ambigüs ou aux perspectives contradictoires (le succès de Grillo ne nous enseigne-t-il pas quelque chose ?).

C’est pour cela que nous prenons une autre voie. Nous sommes intéressés par des campagnes qui cherchent à produire la mobilisation sociale. Nous voulons de toute façon organiser la résistance et l’opposition aux politiques d’austérité. Un front abstrait de partis d’opposition, souvent limité aux bureaucraties dirigeantes, n’est pas utile dans ce sens, mais bien par contre une pratique politique élargie, des coalitions multiples, des forums thématiques comme celui déjà réalisé « Pour un nouveau budget public », des expériences sociales… Sachant que la collaboration, la mise en réseau, l’unité d’action sont toujours utiles lorsqu’elles reposent sur des contenus et des programmes partagés.

Il faut sans aucun doute aujourd’hui une mobilisation commune contre les politiques d’austérité et la « lutte des classes d’en haut ». Un pas en avant dans ce sens pourrait être la manifestation du 18 mai annoncée par la FIOM (syndicat des métallos de la CGIL, NdT) et auparavant le Mayday milanais, qui abordera le lien entre la dette, la destruction des territoires et la précarité, à partir du « Non » à l’Expo 2015, un autre grand événement inutile au détriment des finances publiques et des territoires.

Ce seront les expérimentations d’une nouvelle façon de faire de la politique qui permettront la naissance d’un nouveau sujet politique de gauche, un sujet qui, pour nous, devra être anticapitaliste et indépendant vis-à-vis de toute forme d’alliance avec le centre-gauche et avec la représentation purement institutionnelle.

Mais les formes précises de cette renaissance ne sont pas encore aujourd’hui définissables. La lente impatience, précisément. Nous vivons une époque où les temps de la politique sont sortis « de leurs propres gonds » et la situation devient intéressante.

Source :
http://sinistracritica.org/2013/04/17/ri-costruire-non-ricomporre-una-sinistra-che-non-ce-piu/
Traduction française pour Avanti4.be : Ataulfo Riera


Notes d’Avanti :

[1] Mouvement de résistance contre une ligne de train à grande vitesse dans la Val Susa, dans le nord de l’Italie.

[2] Comité de lutte qui rassemble des citoyens et des travailleurs pour la défense de l’environnement et du travail dans la ville de Tarente (Puglia) qui subit la pollution de l’aciérie Ilva.

[3] Mouvement national contre la privatisation des services de fourniture d’eau.

[4] Du latin : « rendre les comptes »

[5] Ligne syndicale qui modérait les revendications (économique et normatives) selon les résultats de l’entreprise et de ses profits.

[6] « Occupy Maflow » est une expérience de récupération d’usine, l’ex Maflow, par les travailleurs et les travailleuses.

[7] « Communia » est un espace occupé par les étudiants, les précaires, les sans-emplois à Rome, en tant que projet d’entraide mutuelle et de convergence politique.
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Message  tomaz Mer 28 Aoû - 14:12


je vais peut etre paraitre un peu neuneu, mais même en lisant les textes plusieurs fois, je n'arrive pas bien a comprendre les raisons de cette division, sinistra anticapitalista c'est une sorte de npa et solidarieta internazionalista c'est sinistra critiqua ancienne formule, ou l'inverse ??

merci aux spécialistes d'éclairés ma lanterne....
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Message  Copas Ven 6 Sep - 9:40

tomaz a écrit:
je vais peut etre paraitre un peu neuneu, mais même en lisant les textes plusieurs fois, je n'arrive pas bien a comprendre les raisons de cette division, sinistra anticapitalista c'est une sorte de npa et solidarieta internazionalista c'est sinistra critiqua ancienne formule, ou l'inverse ??

merci aux spécialistes d'éclairés ma lanterne....
Je me perds en conjectures sur les divergences dans Sinistra Critica qui ont abouti à deux groupes. Il y a apparemment d'autres regroupements en germe qui pourraient faire penser que les deux groupes issus de SC se répartissent autrement...

Mais je ne comprends toujours pas moi aussi les positions des uns et des autres. Mais SC unie me laissait également très perplexe.
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Message  Copas Dim 15 Sep - 19:57

Une bonne traduction ??
Ca bouge dans tous les sens en Italie
Un petit courant et une centaine de militants :

http://bentornatabandierarossa.blogspot.fr/2013/09/assemblea-fondativa-di-sinistra.html
Il 20 settembre si apre l'Assemblea fondativa seminariale di "Sinistra Anticapitalista" a cui è stata invitata la Redazione di Bandiera Rossa In Movimento.
_________________________________________________________________


DALLA CLASSE LAVORATRICE E DAI MOVIMENTI SOCIALI UN PROGETTO RIVOLUZIONARIO E LIBERTARIO PER IL SOCIALISMO

Testo base per l’Assemblea fondativa seminariale di Sinistra Anticapitalista (Chianciano 20-22 settembre 2013)

di Adriano Alessandria, Daniela Amato, Sergio Bellavita, Federica Bizzarrini, Antonella Bruschi, Fabrizio Burattini, Chiara Carratù, Luigino Ciotti, Eliana Como, Sauro Di Giovanbattista, Ildo Fusani, Francesco Locantore, Aurelio Macciò, Francesco Maresca, Margherita Matteo, Armando Morgia, Antonio Moscato, Gippò Mukendi Ngandu, Marco Nicolai, Umberto Oreste, Roberto Rossetti, Nando Simeone, Aljosha Stramazzo, Franca Treccarichi, Franco Turigliatto, Igor Zecchini


Introduzione
1. Questa assemblea seminariale e fondativa di Sinistra Anticapitalista è un evento inedito ed eccezionale e come tale deve essere compreso e giudicato da tutte le compagne e i compagni.
Siamo di fronte infatti, non a una continuità (anche se ovviamente la continuità programmatica è confermata ed esistono anche forti elementi di continuità organizzativa), ma a un nuovo inizio: lavoriamo sul progetto di una nuova organizzazione politica rivoluzionaria che vuole costruirsi nei diversi settori della classe lavoratrice e nei movimenti sociali, ricercando la maggiore proiezione pubblica possibile delle propria proposta politica complessiva e perseguendo la ricomposizione delle forze anticapitaliste del movimento operaio nel quadro strategico della costruzione di un movimento di massa per una società socialista e libertaria.
Per questo chiediamo a tutte e tutti uno sforzo straordinario di partecipazione per affrontare la sfida che abbiamo davanti e corrispondente anche alla fiducia che molte forze politiche anticapitaliste di altre paesi ci hanno offerto con la loro presenza alla nostra assemblea nazionale e che con noi vogliono discutere e costruire insieme un progetto rivoluzionario in questa tormentata fase storica.
2. L’esperienza di Sinistra Critica si è infatti conclusa: il gruppo dirigente che aveva guidato la battaglia di corrente dentro Rifondazione e poi la nascita e la prima fase di attività della nuova organizzazione per complessi motivi, sia obbiettivi che soggettivi, non ha potuto mantenere quel quadro unitario di elaborazione, discussione, proposta, direzione dell’attività che permette a una organizzazione politica di essere dinamica, di agire sul piano politico nazionale e di credere in se stessa e nella propria proposta.
E, senza questa capacità di direzione, le esperienze e i percorsi si divaricano e quindi anche le proposte e gli orientamenti politici: una parte delle compagne e dei compagni ha ritenuto obsoleta la costruzione di un’organizzazione politica a tutto campo e ha scelto altre modalità di intervento nella realtà sociale.
3. Noi, proprio perché crediamo profondamente nel ruolo dei movimenti sociali e di massa, nel valore dell’autoorganizzazione delle classi lavoratrici per mettere in discussione il potere delle classi dominanti e per costruire le condizioni concrete di una alternativa al loro dominio, riteniamo indispensabile, nello stesso tempo -e pensiamo sia possibile farlo anche in questo periodo storico- costruire uno strumento politico militante che agisca quotidianamente in forma collettiva ed esprima con la propria azione nei diversi settori della classe lavoratrice e nei movimenti sociali il progetto di trasformazione rivoluzionaria della società capitalistica esistente.
4. L’assemblea di Chianciano vuole dunque, prioritariamente, esprimere questa volontà collettiva di compagne e compagni di misurarsi con la costruzione di questa organizzazione, con il lavoro di massa e con la costante ricerca dell’unità con altre forze sociali e politiche di classe per costruire le resistenze all’attacco senza precedenti della borghesia, e di unificarle per renderle efficaci e potenzialmente vincenti.
La composizione di questa assemblea, le interlocuzioni internazionali e nazionali che saranno presenti esprimono già questa nuova realtà, che vuole preservare forze ed esperienze degli anni passati, ma che nello stesso tempo va già oltre quanto finora era stato fatto.
5. L’assemblea non potrà affrontare tutti i nodi politici che ha di fronte una organizzazione nascente, di qui anche l’aspetto inedito e parziale di questo incontro politico; non può dunque avere tutte le caratteristiche e la complessità di un congresso, di cui non ci sono oggi le condizioni politiche ed organizzative (ma che si proporrà all’ordine del giorno della prossima fase).
Ci proponiamo tuttavia di definire e/o confermare:

alcune coordinate strategiche essenziali;
gli orientamenti politici discriminanti;
gli assi di lavoro dei prossimi mesi;
la concretizzazione dei nostri rapporti internazionali;
l’individuazione dei punti di discussione aperti di cui definiremo la calendarizzazione nel prossimo periodo; tra questi in primo luogo contenuti e strumenti del nostro intervento femminista su cui le compagne già hanno deciso di elaborare un testo specifico
da ultimo, ma non meno importante, la costruzione di una più ampia e collettiva direzione di Sinistra Anticapitalista e un apparato organizzativo centrale per poter assolvere i compiti quotidiani.

6. All’interno di questo scenario politico ed organizzativo in cui si svolge la nostra assemblea fondativa si possono fin da ora segnalare alcune priorità del nostro lavoro nei prossimi mesi.
In primo luogo, obbligatoriamente ed inevitabilmente, far vivere l’organizzazione stessa, cioè mettere in moto tutti i meccanismi per sviluppare l’attività dei nostri circoli, collegare tutte le compagne e compagni sparsi per il paese, valorizzare nuovi e vecchi contatti, alcuni anche inaspettati, dare una dimensione nazionale alla nostra attività e quindi riavere dopo molto tempo campagne e materiali di intervento nazionali e centrali. E’ in questo contesto che andranno ricostruiti i settori di lavoro, ma anche aperta una nuova pagina nella formazione politica e strategica delle/dei nostri militanti.
In secondo luogo agire sul terreno sociale, cioè saper lavorare da soli e con altri per favorire ed aiutare la lotta nei diversi settori: al centro ci sono naturalmente gli obbiettivi di contrasto alle politiche di austerità che sono richiamati più avanti in questo stesso testo.
In terzo luogo è fondamentale, in questo drammatico passaggio del movimento dei lavoratori, in relazione al punto precedente, che la nostra organizzazione dia un contributo fondamentale alla esistenza di una sinistra sindacale e di classe, senza la quale è difficile pensare che la resistenza dei lavoratori possa avere successo: è essenziale che viva una corrente di sinistra nel più grande sindacato del paese, e che tutte le forze del sindacalismo di classe trovino la strada dell’iniziativa comune ed unitaria.
In quarto luogo vogliamo contribuire a far avanzare il processo unitario teso a contrastare la frammentazione delle forze anticapitaliste e a costruire un movimento anticapitalista e libertario che muove oggi i primi passi attraverso l’esperienza di Ross@. La nostra organizzazione, attraverso le/i sue/suoi militanti, si impegnerà pienamente.
In quinto luogo affronteremo tutti questi passaggi all’interno di una prospettiva internazionalista e di costruzione dell’unità dei movimenti di massa contro le politiche liberiste in Europa.
7. Il testo che segue non ha quindi l’ampiezza e il respiro di un documento congressuale, ma contiene alcune analisi e proposte essenziali per costituire la nuova organizzazione e il suo piano di lavoro nei prossimi mesi.
Nel testo sono presenti 7 finestre di lettura e di proposta:

l’individuazione delle dinamiche e delle politiche del capitalismo in questo periodo storico;
la realizzazione delle politiche liberiste in Italia e i loro drammatici effetti sociali;
una nuova stagione internazionale di movimenti di massa;
un programma e una proposta per costruire le resistenze sociali e combattere le politiche europee dell’austerità;
la costruzione di una sinistra anticapitalista larga e il ruolo di un sindacalismo di classe;
un giudizio sui livelli di coscienza di classe e il conseguente intervento dell’organizzazione rivoluzionaria;
le possibilità organizzative di Sinistra Anticapitalista.

E’ parte integrante della nostra discussione il testo sul lavoroche abbiamo approvato alla conferenza sul lavoro che si è svolta a Torino all’inizio di giugno, i cui contenuti sono stati ripresi solo parzialmente in questo testo e a cui invece rimandiamo nella loro totalità, a partire dall’analisi della crisi profonda del movimento sindacale.
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Message  Copas Dim 15 Sep - 20:34

La crise de PRC et de Sinistra Critica a rebattu les cartes dans le camp des révolutionnaires.
On a vu des ralliements à un des deux courants (post précédent).

On voit également des courants internationaux prendre pied :
http://www.lasinistraquotidiana.it/%3Fp%3D6848&usg=ALkJrhhaOQEdX6_y2h79gxVJIbKi4AYZHQ
http://www.alternativacomunista.it/content/view/1883/1/ (pour le PAC de la LIT.

Bref ça bouge dans tous les sens pendant que les syndicats de base font bouillir la marmite, ... comme ils peuvent.

http://www.usb.it/
http://www.cobas.it/

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Message  Copas Dim 29 Sep - 7:24

Italie : il faut une nouvelle subjectivité politique
CREMASCHI Giorgio, GILARDI Paolo
27 septembre 2013

Leader historique de la gauche syndicale italienne, Giorgio Cremaschi vient de lancer « ross@ », un projet de construction d’un nouveau sujet politique. Au-delà des spécificités italiennes, cette tentative interpelle toute la gauche au niveau pour le moins continental. Entretien.

L’anticapitaliste :
Giorgio, des années et des années de syndicalisme et de mouvement et d’un coup, le projet « ross@ »…

Giorgio Cremaschi :
C’est le résultat d’une longue maturation. Les mouvements sociaux, ça me connaît. C’est le trait dominant de ma vie, une vie dans les mouvements. Et pourtant, qu’ils soient aussi forts que celui de Gênes ou celui contre la guerre en 2003 ou fragmentés comme ils le sont aujourd’hui, les mouvements ne se suffisent pas. Leur propre c’est les flux et les reflux.

Les gens ne passent pas toute leur vie sur les barricades, nous, si. Des fois, ils en descendent. C’est avec eux qu’il faut tirer des bilans, synthétiser et consolider les acquis, construire la politique pour qu’ils et elles y reviennent plus forts.
Besoin donc de « subjectivité politique » ?

Au début des années 2000, il existait une expérience intéressante, celle du Parti de la refondation communiste. Mais le rêve d’un PRC capable d’exprimer cette subjectivité s’est évanoui avec la participation au gouvernement Prodi. Or, depuis, la fragmentation de la gauche radicale n’est pas appropriée pour répondre aux besoins des mouvements, pour les consolider et établir une continuité et des cohérences entre eux. En fait, on se retrouve en Italie dans une situation analogue à celles des Etats-Unis.
C’est-à-dire ?

Là-bas, tu fais Occupy Wall Street et, après, tu fais quoi ? Tu votes Obama, c’est-à-dire, le système. En Italie, on en est là. La mobilisation tu la fais, le conflit social aussi. Mais après, politiquement qu’est-ce qui te reste ? Le Parti démocrate, le PD.

Or, si le Popolo delle Libertà, le parti de Berlusconi est celui d’un seul patron, on peut dire avec une boutade que le PD est, lui, celui de tous les autres patrons. C’est ça le vrai désastre italien, le bilan de vingt ans d’anti-berlusconisme.

Il n’y a pas eu, avec Berlusconi un changement fondamental chez les électeurs de droite. Berlusconi n’a fait que rendre un peu plus barbare ce qui existait déjà, une culture conservatrice, catholique et réactionnaire de masse existante sous le fascisme et après dans le vote pour la Démocratie chrétienne.
Donc, le problème est dans l’antiberlusconisme ?

Au début des années ’70, Pier Paolo Pasolini accusait la Démocratie chrétienne d’avoir pollué l’esprit populaire par l’importation de l’idéologie de la consommation. Aujourd’hui, on peut faire le même reproche au PD : c’est l’idéologie du « gagner coûte que coûte » qu’il a introduit dans le peuple de gauche. C’est l’idée que pour battre Berlusconi, il faut être plus libéral que lui.

Le résultat ? Regarde ce qui s’est passé à Rome. Alemanno, le maire sortant [ancien militant néo-fasciste ; ndr] a été battu par Marini, le candidat de centre-gauche. Sauf que ce ne sont pas les quartiers populaires qui ont voté Marini, mais les quartiers les plus bourgeois du centre-ville. Il a été élu avec moins de voix que Rutelli qui, lui, avait perdu contre Alemanno aux élections précédentes. C’est que les couches populaires n’ont pas voté. Ainsi, la gauche s’embourgeoise tandis que le peuple désorienté est livré aux populismes.

Et alors, que faire ?


Il faut d’abord éviter certains manichéismes du genre « le bon peuple trompé par de mauvais dirigeants ».

Le mécontentement social est là, et pour cause. Sauf que s’il ne se traduit pas en compréhension plus large, en cohérence, il risque d’être récupéré par le populisme. Cela me fait penser à ce qui s’est passé à Naples en 1799 : c’est sous la direction d’un cardinal des plus réactionnaires que le peuple affamé s’était soulevé contre la république dirigée par ces Jacobins qu’on accusait de « magna’ pane e bbere vino », soit de manger bien plus qu’à leur faim…

C’est en ce sens qu’il faut une nouvelle subjectivité politique. « ross@ » se propose d’être cet instrument : un instrument fédérateur de la gauche éclatée, en rupture avec la galaxie PD, une galaxie qui attire vers elle les petites forces politiques.

C’est le sens de notre projet : non pas une coordination des forces existantes, mais une nouvelle force politique faite de militant.e.s -qui pourront toutefois rester affilié.e.s à leurs organisations respectives pour autant qu’ils ou elles le soient déjà- capable de construire un projet alternatif, cette gauche de gauche dont on a tant besoin. C’est le 14 décembre qu’elle est appelée à naître.
Interview : Paolo Gilardi

NasceRoss@ Giorgio Cremaschi



NasceRoss@ Franco Turigliatto


Dernière édition par Copas le Dim 29 Sep - 8:17, édité 1 fois
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Message  Copas Dim 29 Sep - 7:46

l’Assemblée de fondation de Sinistra Anticapitalista

Vidéos sur les intervenants
Documentation
Résolution finale de l’Assemblée de fondation de Sinistra Anticapitalista






Le reste : https://www.youtube.com/user/videoanticapitalista/videos
Documentation :
http://anticapitalista.org/2013/09/23/mozione-conclusiva-dellassemblea-fondativa-di-sinistra-anticapitalista/
http://sinistraanticapitalista.files.wordpress.com/2013/06/documento-lavoro-torino.pdf
Résolution finale de l’Assemblée de fondation de Sinistra Anticapitalista

La traduction proposée par le site de sinistra anticapitalista de la résolution finale de l'assemblée de fondation du groupe:
http://anticapitalista.org/2013/09/23/mozione-conclusiva-dellassemblea-fondativa-di-sinistra-anticapitalista/
Résolution finale de l’Assemblée de fondation de Sinistra Anticapitalista

Le séminaire fondateur tenu à Chianciano les jours 20, 21 et 22 Septembre 2013 approuve vivement la proposition de donner la vie, à partir d’aujourd’hui, à Sinistra Anticapitalista (« Gauche anti- capitaliste »), organisation politique communiste, féministe, écologiste et internationaliste qui travaillera à promouvoir le luttes contre toutes les formes d’exploitation, d’oppression, de domination sur les personnes et la nature.

Les femmes et les hommes de Sinistra Anticapitalista s’organisent pour donner vie à la perspective d’une rupture révolutionnaire qui permette de commencer à construire une société socialiste autogérée, libre de toute exploitation, de l’aliénation et de l’oppression, dans laquelle chacun puisse participer d’une manière démocratique et pluraliste aux choix pour le nouvel avenir.

L’Assemblée approuve le document « De la classe ouvrière et des mouvements sociaux un projet révolutionnaire et libertaire pour le socialisme » (ici en italien) proposé comme base pour la discussion et les conclusions de Franco Turigliatto (ici le vidéo en italien), assume le document « Travail et non-travail à l’époque du pacte budgétaire européen » (ici en italien) approuvé par la conférence ouvrière de Turin le 1er et le 2 Juin, adopte le symbole choisi à la fin de l’assemblée.

L’assemblée remercie les nombreux invités nationaux et étrangers qui ont contribué à enrichir le débat et renforcer son approche internationaliste.
En particulier, l’Assemblée tient à réaffirmer sa solidarité avec les luttes du peuple grec contre la politique du gouvernement Samaras et de la troïka européenne, avec la bataille de la coalition SYRIZA et, surtout, avec l’initiative des camarades de DEA et de la plate-forme de gauche.

Sinistra Anticapitalista, en se référant au parcours de Sinistra Critica et en le revendiquant, en particulier l’expérience de la rupture avec le gouvernement Prodi en 2007 et la sortie consécutive du Partito della Rifondazione Comunista, aujourd’hui a l’intention de travailler à construire une organisation forte et indépendante, qui dépasse aussi les limites et les ambiguïtés de l’expérience de Sinistra Critica qui ont contribué à en accélérer la conclusion.

La première tâche politique et organisationnelle sera construire ou reconstruire et renforcer les comités locaux, en leur fournissant des directions capables de coordonner leur travail et maintenir leur projet dans le cadre du projet global de Sinistra Anticapitalista. En même temps il faut établir et faire fonctionner les Directions et les Responsables de secteur, dans le but de répartir notre projet global dans les divers mouvements.

On prendra en charge une politique attentive des locaux, on abordera le problème d’un siège national et d’un fonctionnement organisationnel ordonné et structuré.

Il faut renforcer le fonctionnement du Coordinamento Nazionale, comme agent de liaison entre les territoires et comme un outil de direction politique. L’exécutif sera l’organe de gestion des activités quotidiennes et de l’organisation de ses secteurs d’intervention.

La rupture politique qui a eu lieu dans Sinistra Critica, fait que Sinistra Anticapitalista est née avec un fort déséquilibre générationnel et de genre dans ses rangs et dans ses cadres dirigeants. Ce problème sera étudié et traité au plus tôt par le Coordinamento Nazionale, en vue d’adopter, dans des délais politiquement rapides, toutes les initiatives utiles pour commencer à le résoudre, même dans le cadre de la redéfinition de notre présence et de notre enracinement sur le territoire.

On développera la campagne d’adhésions à notre organisation la plus ample possible, en particulier à partir de décembre, quand on ouvrira les adhésions 2014.

En même temps il faudra mener la campagne « 30.000 euro pour la souscription, 30.000 gifles à la résignation » dans le but d’atteindre ce chiffre d’ici à la fin de l’an 2013, afin de permettre à Sinistra Anticapitalista de développer son propre projet qui, comme on le sait, au sujet des ressources économiques est entièrement fondé sur l’autofinancement et sur les contributions volontaires des membres.

On développera une activité de formation détaillée, qui commencera avec le séminaire sur la conception marxiste de l’économie organisé par le nouveau « Centro Livio Maitan ».

Sur la question de l’environnement et, plus généralement, sur le thème de l’écosocialisme, Sinistra Anticapitalista va organiser les prochains mois un séminaire d’approfondissement dans lequel, entre autre, on définira plus clairement les formes de coordination de l’intervention de nos camarades dans les mouvements pour la défense du territoire, de la nature et des biens communs.

Il faudra continuer la discussion entre les camarades femmes de Sinistra Anticapitalista, qui a commencé au cours de cette réunion; on mettra en place tous les outils identifiés par les camarades pour la communication circulaire entre elles et vers l’ensemble de l’organisation. Au début de l’année 2014 on tiendra un séminaire consacré à l’activité dans les mouvements et à la présence de l’agir féministe dans l’ensemble de l’action et de l’identité de Sinistra Anticapitalista.

En ce qui concerne les initiatives politiques, dans les semaines qui suivent, on mettra en place une proposition pour une campagne politique sur l’Europe, sur la nature patronale et antipopulaire de son action et sur les revendications nécessaires sur le plan démocratique, social et politique, voire en élaborant la proposition d’un plan d’urgence pour lutter contre les politiques d’austérité.

Nous confirmons l’attitude unitaire qui caractérisa l’action de Sinistra Critica depuis son apparition en tant qu’organisation indépendante en 2008 et sa tentative de créer une gauche unitaire inspiré par l’anticapitalisme et radicalement alternative au centre-gauche social-libéral. Aujourd’hui cette exigence, face à l’aggravation de l’offensive néolibérale des employeurs et des gouvernements et aux fruits empoisonnés de cinq ans d’une crise économique très grave, trouve encore plus de raison d’actualité.

Pour cette raison Sinistra Anticapitalista est pleinement engagée dans le projet et dans la construction de Ross@,mouvement unitaire anticapitaliste et libertaire,   et dans le but de travailler pour son succès politique et organisationnel, contribuant à sa construction avec les propositions qui y sont propres.

Les camarades de Sinistra Anticapitalista rejoignent individuellement Ross@, en gardant la double appartenance (comme le prévoit le Statut de ce mouvement), et s’engagent, ainsi que tous-toutes les autres militant-e-s de Ross@ pour en développer au mieux les caractéristiques et le potentiel.
Dans ce but aussi et afin de soutenir dans Ross@ les positions politiques les plus efficaces (comme  l’explique le chapitre 4 du document « De la classe ouvrière et des mouvements sociaux un projet révolutionnaire et libertaire pour le socialisme ») la croissance de notre organisation sera extrêmement précieuse.

Tout cela doit être fait dans une initiative plus générale, afin de regrouper dans le Pays, le front social et politique d’opposition aux politiques d’austérité le plus large possible.
Il faudra s’engager afin que convergent toutes les tendances et toutes les organisations syndicales de classe, ainsi que les mouvements de défense du territoire et l’environnement, les mouvements pour le droit au logement, ceux pour la défense des «biens commun», ceux contre les guerres et pour la paix.

Il faut développer un programme d’urgence pour lutter contre la crise et contre l’austérité, mettant au centre de l’attention la lutte contre le chômage, la nationalisation des entreprises qui ferment ou qui licencient, de celles qui ne respectent pas l’environnement et la santé des employés et des citoyens; il faut développer  la défense du caractère public des services, leur qualité et la re-nationalisation de ceux qui ont déjà été privatisés, la relance de ce qui était autrefois notre projet de loi sur les salaires, la nationalisation des banques.

La semaine de mobilisation du 12 au 19 Octobre est une occasion importante pour avancer dans cette direction.

La manifestation national « La Grand-Route » (en italien « La via maestra » n.d.t.) du 12 Octobre, pour défendre la Constitution Italienne, souligne à juste titre les dangers de nouvelles distorsions autoritaires de la structure institutionnelle de notre pays, mais elle évacue la dénonciation de la responsabilité évidente et centrale dans ce plan du centre-gauche et du Président de la République, ainsi que les bouleversements constitutionnels déjà effectués, tout d’abord à propos de l’article 81 qui a introduit l’obligation de l’équilibre budgétaire public.
En outre, l’appel à la mobilisation se tait sur le fait que la Constitution n’a pas été en mesure d’empêcher aucun des massacres sociaux menés par les gouvernements de droite comme de centre-gauche sur le terrain des retraites, du travail et des conditions de vie des classes populaires. C’est donc avec cette approche critique que nous participerons à ce rendez-vous.

La grève et la manifestation du 18 Octobre (des syndicaux de base n.d.t.) sont un rendez-vous très important parce qu’ils ne se limitent pas à être une initiative de témoignage des organisations syndicales de base e de conflit quoique légitime. En effet, le 18 octobre est, jusqu’à présent, le seul évènement de lutte pour le monde du travail contre les politiques économiques et sociales du Patronat et du Gouvernement. Conscients de cela, nous soutiendrons cette grève et cette manifestation, en poussant à la convergence croissante et à la cohésion entre tous les secteurs et les syndicats classistes, suivant notre position traditionnelle.

Le 19 octobre nous serons dans les rues de Rome avec les mouvements de lutte pour le logement, pour la défense du territoire et de l’environnement, des biens communs et des services publics. Cet manifestation sera une première expérience de convergence en public entre les différents mouvements. Et son lien explicite avec la grève de la veille fait effectivement allusion à la convergence avec les luttes des travailleurs-euses.

Dans le Congrès national de la CGIL, qui va bientot commencer, son groupe dirigeant s’efforcera de cacher ses responsabilités concernant la détérioration des conditions de vie et de travail de la classe ouvrière (à partir de la passivité avec laquelle on a approuvé la réforme Fornero des retraites, l’infâme accord du 31 mai et le pacte de Gênes à l’appui des réclamations de Confindustria) à travers un consensus de façade, derrière lequel joueront les luttes habituelles de pouvoir entre les différentes coteries bureaucratiques.
Il faudra donc soutenir avec force la position courageusement alternative du Réseau 28 Avril et des autres tendances syndicales disponibles, engageant dans cette lutte lors du Congrès autant de camarades que possible afin de créer dans la confédération et dans ses structures un courant syndical organisé qui soit capable de donner sa contribution décisive à la reconstruction du syndicalisme de classe, de façon unitaire avec les syndicats de base.

Il faut combattre toutes les tendances à la guerre, propres à la politique du capitalisme en crise profonde et face à une structure géopolitique qui met en cause toutes les hiérarchies de pouvoir à niveau global.

Il faut soutenir les luttes en cours dans de nombreux pays contre les politiques d’austérité et contre l’appauvrissement général que ces politiques provoquent. En particulier il faut soutenir les luttes révolutionnaires de nombreux peuples arabes contre les dictatures du Moyen-Orient et du Maghreb qui dirigent leur pays de manière autoritaire ou totalitaire. Pour cette raison aussi, il faut combattre toute tentation impérialiste de trouver ou d’inventer des excuses pour déchaîner des actions d’agression contre ces pays, ce qui ne peut avoir pour effet que de rétablir la légitimité du dictateur du moment pour le faire apparaître comme un héros anti-impérialiste et, en parallèle, de marginaliser les courants laïcs, démocratiques et socialistes, donnant force aux intégristes et terroristes.
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Message  Roseau Lun 30 Sep - 16:46

Que pensent les camarades qui connaissent
(pas du tout mon cas)
les débats et orientations des revos en Italie,?

Même question pour l'Allemagne,
bien que je connaisse un peu, mais mal...
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Message  Copas Lun 30 Sep - 19:54

Roseau a écrit:Que pensent les camarades qui connaissent
(pas du tout mon cas)
les débats et orientations des revos en Italie,?

Même question pour l'Allemagne,
bien que je connaisse un peu, mais mal...
J'ai mis en gras les points qui me paraissaient intéressants dans la création de sinistra anticapitaliste ("gauche anti-capitaliste"), mais une série de points expriment des velléités de construire des tendances de classe dans les mouvements de masse, avoir des directions de secteurs et nationales, etc.

Sinistra critica ne m'avait pas beaucoup convaincu. Espérons que naissent là, avec les deux rejetons des choses plus crédibles.

Mais c'est vrai qu'on manque de matière pour comprendre les positions, les pratiques réelles et les divergences dans la gauche révolutionnaire italienne.
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Message  sylvestre Mer 9 Oct - 12:04

http://www.rtl.be/info/monde/international/1038378/lampedusa-les-morts-auront-la-nationalite-italienne-mais-pas-les-survivants-
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Message  Roseau Jeu 10 Oct - 5:46

http://npa2009.org/node/39076
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