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Message  alexi Mer 23 Jan - 23:16

Editoriale del bollettino di fabbrica "l’Etincelle" pubblicato dalla frazione di minoranza di Lutte Ouvrière - 14 gennaio 2013
Hollande non va alla guerra per gli interessi del popolo del Mali, ma per i trust francesi


Tutte le menzogne ci sono servite per giustificare la guerra in cui Hollande si è appena impegnato in Mali.

Un' operazione preparata da qualche mese con l'invio di quadri militari in zona da agosto e l'avviamento di materiale e di aerei nelle basi francesi dei paesi vicini.

Certo, le bande armate islamiste, che hanno preso il controllo del nord del Mali, vi esercitano il saccheggio e la dittatura sulle popolazioni. Ma erano veramente a due passi dal conquistare Bamako? Il fatto che l'esercito francese abbia lanciato, contemporaneamente a questa operazione, un raid in Somalia per cercare di liberare un agente dei servizi segreti francese tenuto in ostaggio da 3 anni, dimostra che il calendario era fissato in anticipo. Hollande sapeva che con la sua offensiva nel Nord Mali rischiava la vita degli ostaggi francesi prigionieri nella regione; avrebbe gradito un'aureola di liberatore di ostaggi, almeno in Somalia. Fiasco : l’ostaggio è morto.

Ma la menzogna più grande è pretendere che l'intervento francese ha per scopo di salvare il popolo del Mali

La Francia s'impegna in Mali per perpetuare la sua manomissione sul paese e la sua posizione dominante nei paesi dell'Africa occidentale e centrale: per il cotone, l'oro, la legna... e l'uranio di cui Areva sfrutta i giacimenti del vicino Niger e una società francese esplora i giacimenti del Mali.

Questa guerra, che ha fatto fin dall'inizio vittime civili, potrebbe rivelarsi lunga, distruggere il paese più di quanto sia già. Si giudichi sulla base di ciò che ha apportato la guerra di Libia: un paese oggi in rovina, diviso, in cui regnano bande armate rivali, dominate in gran parte da estremisti religiosi simili a quelli che si vantano di combattere in Mali.

Ci hanno mostrato alla televisione manifestazioni di gioia a Bamako di abitanti che sperano che finiscano la divisione del paese, la rovina dell'economia, la penuria, l'esplosione dei prezzi e l'esodo della popolazione. Si possono comprendere le loro speranze, le loro illusioni. Ma hanno omesso di mostrarci la manifestazione di venerdì scorso, il giorno stesso dell'inizio della guerra, nelle vie della stessa città di Bamako, di quelli che dicevano NO all'intervento straniero. Erano meno numerosi, ma più diffidenti.

Il governo francese non ha preso la direzione di questa guerra per gli interessi del popolo del Mali. La situazione catastrofica del Mali è in gran parte opera della Francia, che ne sfrutta da così grande tempo le ricchezze. Pur concedendosi il lusso di fare, innanzitutto,lavorare qui gli immigrati del Mali nei lavori più duri, senza documenti e senza diritti.

No all'intervento militare francese





Dernière édition par alexi le Lun 29 Avr - 23:28, édité 1 fois

alexi

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Message  alexi Mar 19 Fév - 9:30

28/01/13

Tutti insieme ! Contro i licenziamenti e gli accordi della vergogna!

L’accordo sulla “flexi-sicurezza” del lavoro dell'11 gennaio firmato dal padronato, dalla CFDT e da alcune altre confederazioni, soddisfa Michel Sapin, il ministro del lavoro. La CGT e FO, giustamente, era il minimo, hanno rifiutato di firmare. Questo accordo scellerato prevede riduzione di salari e aumento delle durata del lavoro” in caso di difficoltà economiche”; i padroni potranno pure imporre ai salariati l'obbligo di andare a lavorare in un altro sito della società (“mobilità interna”). E i licenziamenti saranno facilitati. E' una capitolazione pura e semplice di fronte ai desideri del Medef.

Dopo aver annunciato un salasso di 11.000 posti, PSA vuole chiudere la fabbrica d’Aulnay.

Dal canto suo, Renault ha appena deciso la soppressione di 8.260 posti, pur volendo imporre nelle fabbriche un accordo di competitività ancora più vergognoso:

mobilità forzata, allungamento dei tempi di lavoro, congelamento dei salari nel 2013 e aumenti irrisori per il 2014 (+ 0,5% ) e 2015 (+ 0,75%), che con l'inflazione si trasformerà in una riduzione dei salari. E in più, col ricatto di chiudere due fabbriche (con la soppressione di migliaia di posti di lavoro) in caso di mancata firma dell'accordo. Licenziare gli uni e sovrasfruttare gli operai rimanenti, ecco lo scopo di questo accordo scandaloso.

Hollande e Medef, la mano nella mano contro i lavoratori

Il governo Ayrault accorda 20 miliardi di credito d'imposta alle imprese, ma Hollande non ha esitato a ricevere a colpi di lacrimogeni i siderurgici di Florange venuti a consegnare una petizione all'Eliseo, e a inviare i CRS (Compagnie repubblicane di sicurezza) per intimidire (invano) gli scioperanti della PSA Aulnay che andavano incontro ai loro compagni di PSA Poissy e di St Ouen !

Questi 20 miliardi di regali saranno a vantaggio soprattutto dei licenziatori Peugeot e Renault, ai giganti delle costruzioni (i Vinci, Bouygues e Eiffage) che guadagnano già miliardi di profitti, alla grande distribuzione, conosciuta per i suoi bassi salari e i suoi posti precari; a ArcelorMittal, che ha appena rinnegato un'altra promessa dopo quella di Florange, annunziando la chiusura in Belgio di sei installazioni di trasformazione e di rifinitura dell'acciaio. Questi gruppi ricchissimi intascano i regali del governo con una mano, mentre chiudono le fabbriche e licenziano con l'altra.

E altri brutti colpi si preparano: mentre i padroni vuotano gli stabilimenti e fabbricano nuovi disoccupati, il COR (Consiglio d'orientamento delle pensioni) propone di diminuire le pensioni.

Dal canto suo, la Corte dei conti raccomanda una riduzione delle indennità di disoccupazione!

Allora, quale risposta?

La convergenza delle lotte è possibile, come provano gli eventi di giovedì scorso alla Renault-Flins : la direzione del sito aveva fatto di tutto per impedire ai lavoratori della PSA d’Aulnay di raggiungere i loro compagni di Renault in sciopero breve nella loro fabbrica: porte sbarrate, guardiani e quadri sul piede di guerra... La determinazione dei 250 operai di PSA Aulnay ha avuto ragione di tutte queste misure. Le scene di esultanza e di fraternizzazione tra i salariati di Citroën e quelli di Renault hanno scaldato il cuore a tutti i partecipanti, e a qualche milione di lavoratori che hanno visto il reportage ai telegiornali di mezzogiorno e delle 20. Questa azione mostra che la convergenza delle lotte per rompere l'isolamento di una sola fabbrica non è un'utopia. Si annunciano nuove occasioni di unirsi a salariati di altri settori già da questa settimana: la manifestazione degli scioperanti di tutti gli stabilimenti Virgin ai Champs Elysées martedì 29 ; quella dei Licencielles, di Goodyear, Fralib, Sanofi e altre lo stesso giorno al ministero del lavoro: le mobilitazioni alla Renault il giorno dopo, e i salariati della funzione pubblica il 1 gennaio.

Organizziamo lo sciopero generale! Sì, è possibile!
[b]

alexi

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Edito de L'Etincelle en italien Empty Cahuzac, un ministro esemplare delle borghesia ?

Message  alexi Lun 29 Avr - 23:25

Cahuzac, un ministro esemplare delle borghesia ?

“Siamo traditi, beffati, devastati, feriti…” hanno dichiarato Hollande e i suoi ministri, in seguito alla confessione di Cahuzac, che aveva loro “mentito fissandoli negli occhi”. Non si pensava che i membri del governo fossero così sensibili.

Varin, il padrone di Peugeot, ha potuto mentire per mesi sulla chiusura programmata della fabbrica d’Aulnay-sous-Bois senza che costoro vi vedessero uno scandalo e se ne sentissero traditi. Lo stesso, quando l'uomo d'affari americano Gary Klesch, come molti altri padroni farabutti di Francia o d'altrove, ha acquistato molte fabbriche del gruppo chimico Arkema per neanche un soldo, prima di depositare il bilancio 8 mesi più tardi. Non c'è nessuna emozione né senso di tradimento tra i cacicchi governativi di sinistra e di destra. Per questa gente, mentire ai lavoratori è normale. Frodare legalmente per intascare milioni e raggirare i salariati, è accettabile. Fa parte delle regole menzognere ma legali della loro repubblica borghese, quale ne sia il numero.

Un servitore del sistema

Il percorso di questo signor Cahuzac è una bella illustrazione di ciò che sono i servitori del capitalismo. Formato per la chirurgia cardiaca, l'abbandona per la chirurgia estetica, produttrice di grana ben più redditizia. Per non parlare di qualche passaggio tra il gabinetto del ministero della Salute e il “consiglio” privato dell'industria farmaceutica. Di che fargli aprire un conto in Svizzera da parte del suo compare di golf, un avvocato di estrema destra vicino a Marine le Pen. Con un simile pedigree è stato nominato ministro del bilancio!

L’ex ministro del bilancio, evasore fiscale, frodava anche lui il fisco, su consiglio dell' “amministratore del suo patrimonio” e di altri avvocati specializzati nell' “ottimizzazione fiscale” legale o illegale. Come numerosi pesci che navigano nelle acque torbide dove la frontiera tra legale e illegale è fluttuante. Si tratta delle pratiche abituali delle grandi società del CAC40, che sanno utilizzare tutti i dispositivi legali necessari per non subire imposte superiori all'8% dei loro profitti medi, e infischiarsene della legalità per il resto.

La loro morale e la nostra

L’affaire Cahuzac mostra semplicemente che non è la grana che manca. Costoro non conoscono crisi. Il governo che annuncia regolarmente misure di austerità dovrebbe solo attingere alle tasche della grande borghesia, ma non vuole, e sceglie quelle dei lavoratori.

La borghesia si divide il lavoro: il padronato piange con la bocca piena e licenzia a tutto spiano in nome della competitività, mentre i suoi scagnozzi al governo, formati alla sua immagine cinica e menzognera, fanno passare nella legge tutte le sue volontà. E' il funzionamento normale del capitalismo, sempre più insopportabile, in effetti. Per cui occorre rovesciare questo vecchio ordine obsoleto.

Sì, bisognerà che il mondo del lavoro, i cui salari vengono abbassati, è sfruttato più duramente al lavoro o gettato in strada, che non amministra patrimoni (e per fondati motivi !) per meglio aggirare il fisco, si ritrova a un dato momento in massa nella strada.
Non certo per rivendicare un rimaneggiamento ministeriale, o una sesta repubblica esemplare quanto le precedenti di questo sporco sistema. Ma per darsi i mezzi per imporre la legge dei lavoratori, di tutt'altra natura rispetto a quelle delle ipocrite repubbliche borghesi che applicano con zelo la dittatura del capitale.

Editoriale del bollettino di fabbrica "l’Etincelle" pubblicato dalla frazione di minoranza di Lutte Ouvrière - 8 aprile 2013

http://www.convergencesrevolutionnaires.org

traduzione di Michele Basso

alexi

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